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Riflettori accesi su Riva&Repele: nuova realtà artistica per la Danza.

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01/02/2022
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Giovani, emozionati e pieni di entusiasmo. É così che appaiono Sasha Riva e Simone Repele poche ore prima della messa in scena di Lili Elbe Show. Uno spettacolo liberamente ispirato alla storia vera del pittore transgender Einar Wegener, già tradotta in opera letteraria e filmica (The Danish Girl) e ora riproposta in chiave danzata. Un'assoluta novità per i due danzatori, appena uniti in un sodalizio creativo e produttivo, la Riva&Repele, che ha portato alla realizzazione di quella che con orgoglio definiscono la loro "prima creazione a serata intera". Un'opera sicuramente in divenire, ancora sensibile allo sguardo critico degli stessi autori e del pubblico e dunque oggetto di continue modificazioni, ma certamente rivelatrice di un nuovo linguaggio artistico. Quello di una coppia diversa ma affine, che sogna di fondare un gruppo con il quale affermarsi nel variegato mondo della Danza.
Sasha Riva e Simone Repele si incontrano per la prima volta nella scuola del Balletto di Amburgo e si ritrovano poi a danzare insieme nella scuola del Balletto di Ginevra. Negli anni stringono un legame, che li porta a collaborare e a creare la nuova realtà artistica Riva&Repele.

Chi sono oggi Sasha e Simone?
Sasha: Siamo due persone molto ambiziose e diverse tra loro, ma con in comune un grande amore per la danza. Siamo due ballerini dalla formazione classica, che oggi scelgono di esprimersi attraverso il linguaggio neoclassico. Uniti nel nuovo sodalizio della Riva&Repele desideriamo diffondere la nostra visione artistica, danzando e realizzando lavori personali. Oggi siamo dunque pronti a creare, anche se l'aspetto coreografico penso appartenga molto più a Simone. Io continuo a sentirmi principalmente un danzatore, che non riesce a fare a meno del palcoscenico.
Simone: Sia io che Sasha nasciamo come ballerini e dunque amiamo danzare; lo facciamo in ogni nostra creazione e non abbiamo mai pensato di abbandonare questo ruolo per abbracciarne un altro. Vero è che in me avverto un profondo istinto creativo. Da quando abbiamo deciso di fondare la Riva&Repele ci stiamo davvero occupando di tutto: danzare, creare, progettare, promuovere, amministrare. Tra i vari aspetti di questa avventura però, ciò che mi affascina particolarmente è poter riuscire oggi a proiettare il mio pensiero su di un altro corpo, per poi vedere come le idee prendono forma attraverso la danza.

Quando corpo danzante e mente creativa si incontrano, ecco che nasce lo spettacolo! Lili Elbe Show, la vostra opera prima, è il risultato di questo connubio. Cosa vi ha ispirato?
Sasha: Lili Elbe Show vuole essere una libera rilettura della storia di Einar Wegener, uno dei primi uomini a scegliere di operarsi all'inizio del Novecento per cambiare sesso. Abbiamo trovato la sua storia molto affascinante e abbiamo deciso di farne un racconto danzato. Ci siamo lasciati trasportare e coinvolgere dall'attualità delle sue vicissitudini, da noi percepite come un'occasione imperdibile per far riflettere su tematiche importanti, ancora molto discusse.
Simone: A noi in generale piace parlare e raccontare di essere umani. Ci siamo lasciati ispirare, non tanto dalla biografia di Einar, quanto dall'aspetto emotivo ad essa legato. È stato un modo per parlare di rapporti umani e di storie di vita quotidiana.

La biografia del pittore danese Einar Wegener è contenuta nella sua complessità ed eccezionalità nell'opera letteraria “The Danish Girl”, da cui è stato tratto anche un film. La vostra versione coreografica cosa conserva e cosa trasforma del romanzo originale?
Sasha: Del romanzo vengono mantenuti i personaggi realmente esistiti, ovvero Einar e la moglie Gerda, mentre tutte le altre presenze sono figure astratte, aventi lo scopo di enfatizzare le emozioni del protagonista. A comparire per esempio è una “petite femme fatale”, che rappresenta la parte femminile da sempre esistita in Einar, mentre il suo desiderio fisico e carnale è impersonato dalla presenza possente e virile di un ballerino maschio. Si tratta di personaggi immaginari, con i quali Einar danza pur non intrattenendo alcun rapporto reale. L'unica relazione vera è infatti quella con la moglie Gerda.
Simone: Rispetto al romanzo, che racconta la vita di Einar, descrivendo i vari momenti della sua trasformazione, nel nostro lavoro la sua esistenza viene rappresentata sotto forma di spettacolo.
Oltre alle figure aggiunte e già citate infatti, ce n'è un'altra sempre in scena: il presentatore-danzatore. Questi ha la funzione di annunciare i personaggi e di connetterli tra loro. È una sorta di narratore, da me impersonato, che dà vita ad una specie di spettacolo nello spettacolo. È colui che mette in scena la vita di Einar. Da qui l'idea di intitolare lo spettacolo: “Lili Elbe Show”!

Uno spettacolo quindi in cui realtà e finzione coesistono. Un primo traguardo al quale siete giunti insieme, nonostante le difficoltà del periodo odierno. Come ci siete riusciti?
Sasha: Abbiamo cominciato a pensare allo spettacolo nell'Ottobre del 2020 e nel mese successivo ci siamo ritrovati nel nostro studio a Ginevra con un primo cast, con cui abbiamo iniziato a montare alcuni pezzi. Successivamente abbiamo optato per un altro gruppo di artisti, ma il problema era che eravamo tutti sparsi per l'Europa ed in pieno lockdown! Lavoravamo quindi prima con un ballerino, poi con un altro. Ci siamo ritrovati a provare per la prima volta tutti insieme solamente una settimana prima della première a Montepulciano, nel mese di Luglio dell'anno dopo, con anteprima al teatro Brancaccio di Roma. È stato molto difficile riuscire a costruire lo spettacolo, ma ne siamo orgogliosi perché rappresenta la nostra prima opera a serata intera!
Simone: Per tutte queste ragioni consideriamo Lili Elbe Show un traguardo, ma anche uno spettacolo ancora in divenire. Le problematiche nel realizzarlo sono state tante, sia a causa della pandemia, sia a causa del pochissimo tempo a disposizione. C'è da dire che siamo dei giovani artisti, ancora privi delle risorse necessarie, in termini di tempo e liquidità, per ospitare un gruppo stabile di danzatori con il quale lavorare. Questo ha reso e rende tutto più complesso. In questa fase iniziale infatti, è importante per noi circondarci di artisti che abbiano voglia di scoprire ed investire sulla nostra poetica.

Un inizio faticoso ma concreto che con emozione e soddisfazione vi fa sognare il futuro. Quali sono i progetti della Riva&Repele?
Sasha: Sicuramente l'obiettivo primario è quello di creare una compagnia stabile, con la quale realizzare i nostri spettacoli, ma anche con cui metterci al servizio di coreografi interessati a lavorare con noi. Intanto progettiamo di presentare un nuovo lavoro. Con Lili Elbe Show abbiamo
infatti appena iniziato a raccontare storie di vita umana, a mostrare la nostra propensione alla narrazione ed il nostro stile neoclassico contaminato da aspetti contemporanei. Sicuramente a differenza del Balletto, in cui la pantomima tra i personaggi rende tutto estremamente molto chiaro, noi cerchiamo di raccontare una storia senza essere descrittivi, poiché l'obiettivo è quello di trasmettere determinati significati ed emozioni, senza rinunciare a lasciare spazio alla libera interpretazione dello spettatore. É in questa direzione che contiamo di proseguire anche con il prossimo lavoro.
Simone: Si tratta di uno spettacolo nato da una residenza artistica a Madrid, ispirato alla pioniera del movimento punk in Germania, vissuta nel pieno della Seconda Guerra mondiale e rifugiatasi negli Stati Uniti per sfuggire al nazismo. Una storia interessante che il pubblico avrà presto l'opportunità di conoscere, grazie al racconto danzato di quattro ballerini, che ancora una volta porteranno sul palcoscenico spaccati di vita vera, spingendo il pubblico a riflettere sulle relazioni umane, così come la Riva&Repele ama fare!
Daria Chiappe