Login   |   Registrati
Indietro

Emanuela Iafrate, dall’Italia al Regno Unito a passi di Salsa

Personaggi
Quando
15/02/2023
Genere
Personaggi
“La danza è un’essenza che mi permette di essere me stessa”

La vita e la danza che si incontrano. Il tempo che lascia spazio ai sogni. Le emozioni e la passione che si fondono. Emanuela Iafrate è una giovane artista italiana.
Coreografa, insegnante, performer, si avvicina al mondo della danza all’età di sei anni. E’ la mamma Marina a iscriverla in una scuola di danza di Roma. Studia classico, hip-hop e contemporaneo. Calca prestigiosi palcoscenici nazionali e internazionali. Porta la sua danza in Europa e nel mondo. Emanuela vive da oltre dieci anni nel Regno Unito ed è la fondatrice dello stile Afrolyrical Mambo - Afrolatin Fusion. Il suo mondo è fatto di musica e arte. Forme e colori. È tornata bambina e ce lo ha raccontato.

Hai iniziato a danzare in Italia all’età di 6 anni, poi sei volata all’estero. Nel Regno Unito. In che modo ha influito il trasferimento sul percorso artistico?
«Ho scoperto questa passione da bambina. Amavo la musica, la danza. Mi chiudevo in garage e creavo coreografie, pur non avendo nessuna tecnica. Mia mamma mi portò in una scuola di danza. Lì incontrai un ‘insegnante, la quale mi spinse a fare un provino all’età di 13 anni in Accademia. Ho continuato a studiare danza contemporanea con quest’insegnate e a fare stage fuori. Ho avuto parti principale in molti balletti, come ad esempio nel Lago dei Cigni. Mi sono avvicinata poi all’hip hop e sono entrata nella compagnai Buia. Allo Ialts di Roma iniziai a studiare danza contemporanea. Per un certo periodo mi allontanai dalla danza. In Inghilterra arrivai per altri motivi. Ritrovandomi sola conobbi molti artisti e ballerini e nel 2015 cominciai a insegnare Salsa, nella città di Leeds, in due accademie: Dance studio Leeds e Yorkshire dance».

La passione per l’Afro Caribbean e Latin dance quando è esplosa?
«Conobbi il coreografo Ortega in Italia, divenni sua ballerina, iniziai poi a insegnare con lui e a studiare afro cubano. Arrivai prima nel 2010 in una competizione riconosciuta dalla F.I.D. in coppia con un altro ballerino. I miei show all’inizio erano basati sul portamento femminile e iniziai ad avere delle ‘gig’ locali, come le chiamiamo qui. Cominciai ad essere chiamata a insegnare a feste ed eventi private a Londra. Nel 2016 mi esibii al Salsa week Rumenia. Portai una coreografia chiamata La Paloma, una fusione dell’afro cubano, latino e del contemporaneo».

Ballerina sì, ma anche coreografa. Come nascono le tue coreografie?
«Nel 2020 mi trasferii a Londra. Arrivò il Covid e devastò tutto. In quel momento lì, capii che volevo creare. Ho coreografato da sola, ma anche con il mio partner, Tamba. Insieme abbiamo portato in scena l’afro mambo salsa ‘two on two’. A New York ho appreso questa disciplina e lì ho conosciuto grandi esponenti del Mambo.
Nel 2019 eravamo una delle coppie più richieste e più pagate. Lasciai il mio dance partner per molti motivi ma anche perché avevo bisogno di esprimermi in maniera diversa. Reinventavo le tecniche che studiavo. Volevo cominciare a riformarmi come artista. Coreografai ‘Experience’, la rappresentazione dal buio alla luce, con la musica di Einaudi. Fu lì che capii che volevo creare, volevo usare la danza come messaggio sociale. Questo pezzo ispirò molte persone nel mondo nella Salsa. Ho iniziato a studiare jazz, acting e singing dance nel West End, l’apice dell’arte in Inghilterra. Bongo boi, un altro pezzo che ho creato e messo in scena a New York, si sipira a Freud Aster e Sinatra. Ora sta per uscire un altro pezzo a ‘Found a magic book’, un periodo in cui mi sono sentita molto persa».

Afrolyrical Mambo - Afrolatin Fusion.
«La voglia di creare uno stile unico nasce come un senso di ribellione. Io ho imparato dai maggiori esponenti del mambo come Eddie Torres e dell’afro - cubano. La formazione mi ha permesso di creare questa fusione. Avevo voglia e bisogno di esprimermi».

Parliamo delle lezioni che tieni a Londra. Come si sviluppano?
«Le lezioni durano 90 minuti e sono divise in livelli. Per partecipare alla classe di latin jazz livello avanzato, devi avere una conoscenza base. Dopo lo stretching, c’è la parte dedicata all’aerobica e alla tecnica. L’ultima mezz’ora monto una coreografia».

Dai tuoi allievi cosa pretendi?
«Ho imparato molto dall’insegnamento. Il mio sogno è sempre stato quello di creare dei professionisti e lavorare con persone che hanno voglia di dare tutto, perché io sono fatta così. Mi sono trovata a lavorare con tanti studenti che non avevano questo desiderio. Come insegnante non ho raggiunto l’apice, io vorrei insegnare lo stile che sto creando anche ai bimbi che sognano di fare questo da grandi»

L’ispirazione fa parte della vita professionale di un ballerino, di un artista. Tu dove la trovi?
«In diversi stage. L’ispirazione è stata sempre molto interiore. Ho conosciuto grandi artisti durante le mie performance. C’è stato un momento in cui non mi sono più ritrovata e ho cercato ispirazione in Dio. A livello tecnico ho sempre cercato i più forti, sempre. Come ad esempio, Robin MCMillan. Lui mi fa pensare a Fred Auster.
Anche musicalmente parlando, sono circondata da talenti perché L’Inghilterra ha formato grandi artisti».

Due anni fa hai fondato l’accademia ‘Solarfaredance’. Obiettivo?
«La mia accademia è una piccola casa di produzione. L’ho fondata per mostrare ciò che faccio. Il messaggio che voglio trasmettere è molto chiaro: studiare, andare a lezione e non seguire la massa! Esplorare questo mondo».

Hai calcato prestigiosi palcoscenici internazionali. Durante quale esibizione hai colto la vera essenza della tua danza?
«Uno dei momenti più illuminanti della mia vita è stato quando ho ballato una mia coreografia in Romania. Mi esibivo per la prima volta di fronte a un pubblico nuovo. In un palco all’aperto, di notte. Il palco per me è sempre stato un posto in cui esprimermi al 100 per cento».

Ti hanno cambiata professionalmente?
«Sul palco sono sempre andata con l’intento di essere. Sono molto riservata, ma quando mi esibisco mi lascio andare».

Cosa pensi di aver trasmesso agli spettatori?
«Ho avuto tanti feedback positivi. Molti giovani venivano a vedermi pur non essendo
appassionati di salsa. Ho sempre trasmesso ciò che ho dentro. Spero che la vita mi dia
la possibilità di fare non solo la coreografa, ma anche la performer».

Nel vostro mondo conta più la testa o il cuore?
«Sicuramente il cuore. Se non hai amore per quello che fai, cadi. Devi usare la testa
per comunicare senza farti affliggere troppo emozionalmente».

Quali emozioni ti hanno accompagnata per tutto il percorso artistico?
«Perdita, gioia, ritrovamento, connessione. Insomma, varie».

Oggi chi è Emanuela?
«La danza è un’essenza che mi permette di essere me stessa».
Michela Micheli