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Alessandra Celentano #lavoroepassione

L'intervista
Quando
07/05/2021
Genere
L'intervista
Alessandra Celentano ballerina, coreografa e insegnante e una carriera con i grandi nomi della danza. A metà degli anni ’80 entra a far parte dell’Aterballetto diretto da Amedeo Amodio dove interpreta ruoli da prima ballerina accanto ai grandi nomi della danza tra cui Elisabetta Terabust, Gheorghe Iancu, Alessandra Ferri, Vladimir Derevianko, Julio Bocca. Maître de ballet nei più importanti teatri italiani come il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro San Carlo di Napoli e il Teatro Comunale di Firenze.
Negli anni viene ospitata in qualità di docente da grandi teatri internazionali lavorando accanto a nomi illustri come Carla Fracci, Roberto Bolle, Massimo Murru.
Conosciuta dal grande pubblico come maestra del talent show più famoso della TV “Amici “il programma di Maria De Filippi. Alessandra Celentano è una donna determinata, coraggiosa e un’artista sempre attiva a difendere la cultura della danza in ogni sua sfaccettatura trasmettendo ai suoi allievi le basi fondamentali per diventare dei professionisti completi.

Alessandra nella tua carriera di danzatrice quando e chi ha creduto inizialmente in te?
Diciamo un po’ tutti per fortuna, a partire dalla mia famiglia e dai maestri, per poi passare ai miei veri mentori: Amedeo Amodio ed Elisabetta Terabust che hanno sempre creduto in me dapprima come danzatrice, poi come maestra, in seguito come maître du ballet e poi come coreografa. Ci tengo particolarmente però a ricordare un altro grande artista danzatore coreografo che mi ha sempre sostenuta: Gheorghe Iancu.
Il mio percorso con tutti loro è andato al di là del rapporto insegnante e ballerino perché insieme abbiamo condiviso esperienze con ruoli e luoghi diversi.
Quindi posso dire di essere onoratissima di aver avuto dalla mia parte tre grandi artisti. Un rapporto che negli anni è diventato di grande amicizia, stima e fiducia. Con Amedeo ci sentiamo molto spesso, stessa cosa con Gheorghe. Purtroppo Elisabetta non c’è più ed è una grande mancanza sia per il mondo della danza che per me; mi manca tantissimo e manca a tutte le persone che hanno avuto l’onore di starle accanto. Posso dire che mi considero davvero fortunata sotto questo punto di vista e a tutti ne sarò riconoscente a vita perché è stato e resterà per sempre un grande onore. Ovviamente nel tempo ho conosciuto tanti artisti importanti e stimati ma di certo loro tre hanno segnato per sempre la mia vita, sia artistica che personale.

A quale lavoro coreografico ti sei sempre sentita più legata e raccontaci perché?
Ogni spettacolo mi ha lasciato un segno con sensazioni che restano impresse nel corpo e nella mente ma sono sempre rimasta molto legata ad Alvin Ailey e William Forsythe perché erano gli stili dove io mi sentivo più a mio agio. Poi ovviamente tutti i lavori fatti con Amodio perché lavorando insieme per vent’anni diventa parte del tuo DNA. Quando lavori tanto con un coreografo arriva un’intesa cha va talmente tanto al di là ed Amedeo in questo ci è riuscito sempre benissimo. Lui fa uscire il meglio dal ballerino stesso ed è esattamente quello che faccio oggi io proprio perché l’ho imparato da lui.

Hai raccontato dei tuoi miti che ti hanno cambiato la vita professionalmente e non solo. Un mito di oggi?
Nella mia vita sono stata sempre molto curiosa e quindi ho sempre seguito i grandi del mondo della danza sia classica che contemporanea. Non ho mai rincorso solo il mio stile, anzi mi è sempre piaciuto spaziare, ma sicuramente Elisabetta Terabust rispecchiava il mio modo di vedere la danza: il tanto lavoro, il sacrificio, proprio come lo intendo io. Ho avuto la fortuna di lavorare con la compagnia dell’Aterballetto con la direzione artistica di Amedeo Amodio, una delle più importanti compagnie italiane che rappresentava e rappresenta l’Italia all’estero dove abbiamo avuto veramente i più grandi maestri e coreografi di tutto il mondo e li sono venuta proprio a contatto personale, fisico con queste speciali persone. Ma di certo la straordinaria Elisabetta è stata ed è un modello da seguire per tutti.
Oggi credo che ci siano tanti bravissimi ballerini ed elementi meravigliosi ma sicuramente una ballerina che mi è sempre piaciuta moltissimo è Sylvie Guillem proprio per la sua grande versatilità e per questo suo grande modo di essere completa e meravigliosa soprattutto per come vedo io la danza al giorno d’oggi. Mai fermarsi ad uno stile.

Credi che oggi le scuole di danza riescano a proteggere lo stile della danza classica?
Credo che oggi le scuole facciano molta fatica a proteggere e a dare il giusto valore della danza classica, proprio perché negli ultimi anni c’è la fretta di uscire e mettersi in gioco troppo presto senza apprendere prima la cultura del lavoro e del sacrificio. Oggi un giovane pensa che possa iniziare uno stile di danza senza passare da quella primaria.
Io faccio sempre un esempio: se devi fare una scala non parti dal quinto gradino ma parti dal primo. Devi fare per forza i vari step e non puoi che non passare dalla danza classica.
Le scuole tutto questo cercano di farlo, di istruire i ragazzi sotto questo punto di vista ma credo che abbiano molta difficoltà proprio perché c’è una grande superficialità di fondo.
Sono convinta che bisognerebbe acculturare i ragazzi e portarli ad avere una base solida di danza classica.
Se pensi che anche il pattinaggio sul ghiaccio, e aggiungerei la ginnastica ritmica e il nuoto sincronizzato, hanno capito che senza la danza classica non si possono raggiungere livelli alti. Aggiungerei che è fondamentale il supporto delle famiglie e della cultura italiana dello Stato. Non avere una base in pratica è un po’ come mandare un figlio all’università senza che abbia fatto prima il liceo.

Quanto è importante lo studio della danza di carattere per essere un ballerino professionista?
Grazie Massimo per questa domanda perché alla Danza di carattere ci tengo moltissimo. Allora oggi la danza di carattere è purtroppo totalmente sottovalutata. Dobbiamo capire che invece fa parte della base della danza: la danza di carattere ti dà lo stile, la coordinazione, la tecnica, e aiuta per la presenza scenica.

Durante i vari stage cosa chiedi ai tuoi allievi?
Uno dei principi fondamentali che mi impegno di trasmettere è di non accontentarsi mai. Poi al di là delle correzioni del passo o della tecnica, cerco chiaramente di trasferire il mio sapere in maniera del tutto generosa perché non tutti sono generosi nella Danza e non tutti sono portati a fare i maestri. Sai sono convinta che non sempre un bravo ballerino possa poi diventare un bravo maestro o coreografo, sono pochi quelli che se lo possono permettere!
Mi piace far riuscire a capire il senso del lavoro, del sacrificio e la percezione della rinuncia, spiegando loro che non bisogna recitare ma impegnarsi a sentire. Ho sempre creduto che sia fondamentale non illudere mai i ragazzi.
Il mio modo di lavorare è sempre uguale, che sia in teatro o ad uno stage, ci metto la stessa passione, impegno e preparazione, proprio perché la danza è di tutti ma non è per tutti; tutti hanno il diritto di praticarla ma non è detto che possa diventare la tua professione ed è molto difficile da far capire alla gente che non è del settore.

La grande Luciana Savignano in una mia intervista mi ha detto “Il talento è come il famoso “duende” o ce l’hai o non ce l’hai”. Secondo te si può incrementare?
Sono assolutamente d’accordo con lei ma spesso succede che il talento ci metta un po’ ad uscire e tutto questo dipende dal percorso che fai. Bisogna trovare il modo per riuscire a sfruttare al meglio questo talento. Sei tu stesso che devi capire come tirarlo fuori. Puoi migliorare quanto vuoi ma non sarà mai come uno che ce l’ha innato.

Come riesci a capire se un danzatore può lavorare per te?
Inizialmente vedo le basi: fisico e tecnica. Poi passo al movimento, dinamicità, musicalità e presenza scenica. A me piacciono i danzatori completi non riesco ad accontentarmi. La danza è una sinergia talmente vasta di tanti elementi messi insieme che non riesco a farne a meno.

Lo studio della Danza classica all’estero e lo studio nel nostro paese. Quali sono ad oggi le differenze che incontrerebbe un danzatore?
Un danzatore deve sempre provare a fare tutto, nelle grandi scuole e nei grandi teatri. Tutto il mondo è paese, non credo che ci siano delle differenze sostanziali. Non direi mai ad un danzatore di non partire ma allo stesso tempo se riuscisse ad incrementare il suo talento qui mi farebbe molto piacere. Ci sono molti artisti italiani all’estero che portano alto il nome della danza italiana ed è un peccato perderli.

E sulla danza contemporanea oggi che ci dici?
Intanto ci tengo a precisare che la danza contemporanea è importantissima per un artista, prima di tutto perché la considero liberatoria ma non per questo non c’è una tecnica anzi esattamente il contrario: riesce a formarti e ti avvicina di più al tuo tipo di movimento e al tuo modo di essere danzatore.
Ci sono tante visioni e tanti stili oggi per cui un danzatore può certamente trovare la forma più vicina.
Dico sempre che la danza classica è alla base di tutto ma allo stesso tempo ha la necessità di abbracciare gli altri stili per essere vissuta al giorno d’oggi ad un livello di assoluta completezza. Quando dico liberatoria non vuol dire non avere schemi ben precisi. Sorrido sempre quando si fa il lavoro sull’improvvisazione. Sai non basta mettere della musica e poi dire “ecco adesso improvvisa” non è esattamente questo, esistono delle tecniche ben precise e come vedi questo sottolinea la mia convinzione quando dico che manca la cultura.

Si è appena concluso il 2020 ed è iniziato il 2021 ma li ricorderemo come anni particolarmente tristi. Quanto pagherà l’arte per questo lungo  silenzio?
Sicuramente è un momento tragico non solo per l’arte ma per tutto; mi preoccupo soprattutto dei giovani artisti che certamente pagheranno di più questo fermo o meglio dire questa “pochezza”. Noi abbiamo avuto la fortuna di proseguire e realizzare il nostro cammino e i nostri sogni, a loro si è spento tutto. Non oso pensare ad un momento del genere durante la mia giovinezza. La danza in Italia è lasciata a se stessa, non ci sono persone competenti che se ne prendano cura o la sostengano.
Sto appunto completando un progetto per me molto importante di supporto proprio per chi vuole conoscere meglio le fondamenta della danza, le regole e tutto ciò che bisogna sapere. Un corso di danza online, per la durata di tutti gli 8 anni di studi, un aiuto per chi vuole approfondire e conoscere meglio la metodologia, gli errori, le correzioni. Questo di certo non vuole sostituire al maestro in sala ma offrire un aiuto. Le lezioni online che fanno i maestri in questo momento sono un’altra cosa, un grande aiuto ai loro allievi per mantenere viva la passione e la voglia di fare.

Credi che potremmo perdere elementi validi?
Guarda l’unica magra consolazione è che non esiste un solo settore colpito ma, purtroppo, ci troviamo tutti sulla stessa barca, o quasi tutti, certamente la situazione delle scuole di Danza private è gravissima. Tante non ce la faranno a riaprire e tanti giovani rinchiusi in casa non riusciranno a far sviluppare le loro capacità e non credo assolutamente che debba passare il messaggio che il computer possa sostituire la sala di danza o la sbarra anche se capisco perfettamente che si cerchi di aiutare in tutti i modi a tenere viva la passione della danza.

Il programma Amici 20. In tutti questi anni abbiamo vissuto la sua evoluzione. Che ci dici?
Intanto ci tengo a dire che Amici è per me più una casa che un lavoro; hai sempre a che fare con situazioni nuove e con giovani sempre diversi. Amici è un talent show che dà veramente delle opportunità reali anche dal punto di vista umano. Sì certo in questi anni ha avuto grandi evoluzioni. Amici è diventato anche una sorta di ufficio di collocamento, ma è anche una grande opportunità da un punto di vita umano, formativo e di perfezionamento. I finalisti hanno dei contatti con compagnie importantissime in tutto il mondo e non è proprio una cosa da poco.

Dopo tanto successo esiste oggi un sogno di Alessandra Celentano da voler realizzare?
Se parliamo di carriera devo dire che sono stata molto fortunata, ma dopo il duro lavoro che ho fatto posso anche dire che il successo me lo sia meritato ma un pizzico di fortuna non guasta mai. Ho avuto tante soddisfazioni, ho ballato in tutto il mondo, ho insegnato nei teatri più famosi, ho avuto colleghi importanti quindi mi sento assolutamente soddisfatta. Ma se devo dirti una cosa che oggi forse mi manca è riuscire ad avere una mia piccola compagnia di giovani. Si mi piacerebbe tirare su dei talenti come intendo io, insieme a giovani coreografi, un po’ se vuoi come era, ovviamente molto più in grande, l’Aterballetto ai miei tempi, una compagnia versatile con dei ballerini che riuscivano a passare da uno stile all’altro con creazioni davvero importanti.
Ecco Massimo il mio sogno è tirare su dei giovani, fargli fare una bella carriera anche con una piccola compagnia ma capisco che di certo non questo il momento storico più felice per la Danza.
Massimo Zannola