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Rebecca Bianchi ballerina di oggi

L'intervista
Quando
30/08/2016
Genere
L'intervista
Percorsi ed emozioni di un successo italiano

 
È un misto di umiltà, determinazione e passione la ricetta segreta che ha condotto Rebecca Bianchi, giovane ballerina emiliana, verso il successo. Dopo gli studi iniziati da bambina all’età di 11 anni, presso la scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano e i vari ruoli di prestigio interpretati all’interno del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, ottiene la nomina nel dicembre scorso, all’età di 26 anni, di prima ballerina del teatro della capitale. Un titolo vissuto come un regalo inaspettato; un ruolo assunto con timore, soddisfazione e responsabilità. Una nomina da tanti ambita in Italia, ma solo da pochi assaporata. Ecco che ancora memore dell’emozione di quel giorno, Rebecca Bianchi racconta al suo pubblico cosa significa essere oggi una ballerina di successo, conservando però in sé la semplicità propria di chi la grandezza la possiede prima di tutto nell’animo.

 

In una epoca come quella di oggi, critica sotto vari aspetti: storico, economico, artistico e culturale, cosa significa essere una ballerina?

Per me singolarmente questo è un periodo bellissimo perché ho avuto tanti successi nella mia carriera ultimamente, però noto che soprattutto in Italia la professione del danzatore è quasi una utopia. Le possibilità di far carriera nel nostro Paese sono veramente poche, i teatri chiudono e la figura del ballerino classico è sempre meno valorizzata, così che chi vuole intraprendere la strada del danzatore si trova spesso costretto a recarsi all’estero.

Ritieni che in Italia, a differenza di altri Paesi, non si creda e non si investa abbastanza nella danza?

Io credo che nella nostra società la figura del ballerino non sia messa in risalto nella maniera giusta. Noto che si tende a valorizzare maggiormente l’orchestra, i generi dell’Opera e del musical ad esempio, mentre invece la danza classica rimane sempre l’ultima delle arti dello spettacolo. Eppure il ruolo del ballerino è un ruolo complesso, duro e faticoso e per svolgerlo è necessario tanto talento. Questo nella maggior parte dei Paesi viene riconosciuto, tanto che il danzatore viene stimato, curato ed apprezzato. In Italia invece manca la dovuta attenzione e tutto quell’insieme di leggi e politiche in grado di valorizzare, gestire e proteggere tale categoria di artisti.

Eppure tu, nonostante la difficile situazione in cui versa la danza nel nostro Paese, ce l’hai fatta. Come spieghi il successo ottenuto e che meriti riconosci a te stessa?

Credo che nel mio percorso abbia contato tanto la fortuna e l’aver fatto le scelte giuste, mentre a me stessa riconosco l’impegno quotidiano senza il quale altrimenti non avrei ottenuto riconoscimenti importanti, come la nomina a prima ballerina del teatro dell’Opera di Roma. Ad avermi guidato poi più di ogni altra cosa è stata la passione. Sin da piccola infatti ho desiderato ballare piuttosto che diventare qualcuno, e ho  sempre cercato di fare quello in cui credevo al meglio. Per questo consiglio sempre di non aspirare al successo ma semplicemente di inseguire le proprie passioni. Chi guarda poi saprà riconoscere il valore aggiunto al proprio lavoro.

Tu quindi hai sempre ballato prima di tutto per te stessa e per il piacere di farlo, ma quando il successo è arrivato nel dicembre scorso, con la nomina a prima ballerina del Teatro dell’Opera di Roma, come ti sei sentita?

Per me è stata una grandissima emozione, una di quelle gioie che arrivano inaspettate. All’inizio mi sono sentita un po’ spaesata, come troppo piccola per un titolo così grande, poi però questo immenso regalo che mi è stato fatto si è trasformato in una grande soddisfazione e in un grande stimolo per andare avanti e fare ancora meglio.

Hai iniziato a ballare all’età di 11 anni e a 26 hai raggiunto uno dei traguardi più ambiti da chi sogna danzare e ci sei riuscita nel tuo Paese. Non credi forse che qualcosa in realtà nel panorama della danza italiana stia pian piano cambiando?

Credo che molto dipenda da chi opera nel settore della danza e dal modo di agire. Negli ultimi tempi si sono registrati dei cambiamenti significativi ai vertici di Teatri e compagnie importanti, che fanno ben sperare. L’arrivo ad esempio di Eleonora Abbagnato alla direzione del copro di ballo del Teatro dell’Opera di Roma ha rappresentato per noi tutti una grande occasione. Occupandosi dei ballerini e della loro immagine Eleonora Abbagnato è riuscita a regalare una grande energia a tutto il corpo di ballo, che ora gode di un tocco nuovo, positivo ed innovativo. Una parte della responsabilità però, in questo progetto di promozione della danza, la riconosco anche a noi danzatori, alle volte troppo chiusi nei nostri teatri. Dovremmo piuttosto uscire allo scoperto, portare fuori la danza classica e promuoverla maggiormente, perché credo che una cosa così bella non possa certo morire! 

Immaginando un futuro più roseo per la danza italiana, che posto vorresti occupare? Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

Diciamo che non mi pongo obiettivi, io desidero continuare a danzare e a crescere. Certo per riuscirci l’essere umano ha bisogno di porsi dei traguardi da raggiungere, ma io punto a lavorare su me stessa, a migliorarmi ancora. Se poi si apriranno delle nuove porte, se poi si presenteranno nuove occasioni io ne sarò ben felice, anzi lo spero! Sarò pronta ad accogliere ogni bella sorpresa!

Daria Chiappe