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18app addio

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23/01/2023
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Il 2022 si è chiuso con un acceso dibattito politico incentrato sul bonus 18 app, la misura che, ormai da 6 anni, destina ai neo maggiorenni 500 euro per spese culturali.
Ebbene nella nuova manovra di bilancio il bonus subirà sostanziali modifiche.
L’emendamento, presentato dal Deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone, trova motivazione nelle numerose truffe scoperte dalla Guardia di Finanza che ad oggi ammontano a circa 9 milioni di euro (ma il dato è parziale, visto che altre indagini sono ancora in corso e coperte da segreto istruttorio), e l’uso improprio che se ne è spesso fatto acquisti non inerenti attività culturali come l’acquisto di videogiochi e cellulari ma anche di libri di testo che rientrano nell’ambito dell’istruzione e non prettamente della cultura. Il bonus infatti nasce con l’intento di agevolare i neo maggiorenni al consumo di attività come spettacoli dal vivo e cinematografici, e solo negli anni si è ampliato lo spettro delle attività ammissibili come l’acquisto di libri cartacei e on-line, l’abbonamento a periodici sia cartacei che on-line, l’acquisto di corsi di lingue straniere, l’accesso a musei.
Di rivedere in modo importante la norma ne aveva parlato anche il ministro Bonisoli nel 2018 constatando come il bonus non avesse niente di strutturale, non prevedesse alcuna misura premiale, né tenesse conto delle diverse situazioni economiche delle famiglie. Nell’era Conte la norma era rimasta ma con una dotazione che da 290 milioni era stato ridotto a 160.
Perché pur non essendo stati mai condotti degli studi approfonditi sulla reale utilità di questo bonus una cosa è emersa chiaramente: in questi 6 anni di applicazione la somma utilizzata è stata di circa 1.076 milioni di euro e 749 mila i giovani che hanno utilizzato l’app. Questa somma però corrisponde a circa il 69% dei fondi totali messi a disposizione pari a circa 1550 milioni. Quindi pur non volendo mettere in discussione politiche attive per il sostegno al consumo culturale soprattutto dei giovani appare evidente che di qualche modifica c’è bisogno. Il bonus, come dicevamo, non verrà cancellato, ma subirà un profondo e sostanziale restyling, come dichiarato dal ministro Sangiuliano, a partire dal nome.
Si parla infatti di una “carta cultura giovani” che avrà delle categorie, una diversa organizzazione degli ambiti di utilizzo e che garantirà maggiore trasparenza e sicurezza. Inoltre, per una questione di giustizia sociale, si pensa di introdurre una soglia ISEE per escludere gli appartenenti alle famiglie con reddito più alto.
L’annuncio dell’introduzione della card ha scatenato le proteste del PD ma soprattutto di Matteo Renzi ideatore del bonus ma c’è da chiedersi se non siano esagerate. In primis perché le accuse parlano di cancellazione della norma e così non è. Inoltre non ci sono studi approfonditi sul reale successo della norma, di come vengano spesi quei soldi e quanti giovani li utilizzano.

Dobbiamo poi ricordare che una card della cultura esiste già, almeno sulla carta.
Si tratta di una misura istituita ai sensi dell’articolo 6 della legge n. 15 del 2020, (“Legge Piccoli Nardelli” per la promozione ed il sostegno della cultura) con un fondo per inizialmente di 1 milione elevato a 15 per il 2020.
Questa carta della cultura ha un importo pari a 100 euro, con la quale lo Stato contribuisce alle spese per l’acquisto di libri, anche digitali, nonché di prodotti e servizi culturali, da parte di cittadini italiani e stranieri residenti nel territorio nazionale appartenenti a nuclei familiari economicamente svantaggiati con Isee ordinario o corrente in corso di validità non superiore a 15.000 euro. I beneficiari della Carta sono individuati sulla base di una graduatoria dei soggetti che ne fanno richiesta, nei termini indicati annualmente con avviso pubblicato sul sito del Centro per il libro e la lettura, assumendo il criterio dell’Isee dal più basso al più alto. La Carta è utilizzabile dal titolare entro un anno dal rilascio”.
Ad oggi la Carta non è ancora in funzione. La legge nasce da una proposta presentata il 6 aprile del 2018 con prima firmataria la deputata del Pd Flavia Piccoli Nardelli, con l’obiettivo di contrastare il calo del consumo di libri e un preoccupante analfabetismo di ritorno nel nostro Paese.
Si ricordi che l’anno 2022 è l’edizione n° 6 della misura, e che, dal novembre 2021, “18App” è diventata “strutturale” in Legge di Bilancio, con un “tetto” di spesa nell’ordine di 230 milioni di euro l’anno a partire dal “Bonus 2022” (per i nati nell’anno 2004).
Ma quanto ha fatto il bonus 18 app per incrementare i consumi culturali dei giovani in questi 6 anni di applicazione? Ad oggi non è dato saperlo, dato che non ci sono studi approfonditi in merito. Pare comunque che oltre l’80% venga utilizzato per l’editoria cartacea e online, il 14 % al comparto musicale, cioè i concerti e la musica registrata, e il restante 3 % viene speso per cinema, teatro, danza, musei, mostre temporanee, scavi archeologici.
È emerso inoltre che la maggior parte della cifra viene utilizzato per acquisti on line. Personalmente credo l’epoca di fondi distribuiti a pioggia non sia più sostenibile e che una revisione della norma fosse auspicabile e che sarebbe interessante sapere quanto questa norma è intervenuta a cambiare sostanzialmente i consumi culturali dei giovani.
Perché un conto è fare un regalo una tantum ai neo 18enni, un altro è utilizzare quel denaro per creare dei fruitori di cultura anche negli anni a venire. I
n realtà la norma è stata apprezzata e accolta anche all’estero in primis da Francia e Spagna ma si parla di istituire addirittura una card europea. In Francia il pass culture sperimentato nel 2019 e stabilizzato nel 2021 con una dotazione di 80 milioni consiste in una card di 300 euro spendibili in 24 mesi per i neomaggiorenni e 200 euro per età minori.
Differenza sostanziale la card non puà essere utilizzata per siti di e-commerce ma solo in luoghi fisici di cultura e spettacolo. Anche in Francia, comunque, secondo i dati a fine 2021, sono i libri ad essere prevalenti, con una quota di circa il 56 % sul totale della spesa, una quota percentuale comunque ben diversa rispetto a quell’80 % dell’Italia. In Spagna dal luglio 2022 il “Bono Cultural Joven” prevede 400 euro per i neo 18enni da spendere in tre settori: “prodotti fisici” (25%): libri, giornali, dischi; “prodotti digitali”: stampa digitale, podcast, videogiochi online (25%); spettacolo dal vivo e cinema e musei: teatro, opera lirica, cinema, danza, musei (50). La rimodulazione in Parlamento avverrà i primi di gennaio in collaborazione con gli editori e con tutta la filiera.
Per ora i nati nel 2003 possono continuare a spendere il loro bonus fino a febbraio 2023 mentre per i nati nel 2004, che potrebbero richiedere il bonus a partire dal 31 gennaio 2023, ad oggi non ci sono ancora indicazioni.
Luana Luciani