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Bentornato Godani!

Critica Spettacoli
Quando
18/04/2023
Genere
Varie
Monica Ratti



Alle 20,45 del 18 aprile 2023 si aprono le porte del Teatro Civico di La Spezia e nel foyer del teatro un’atmosfera onirica accoglie il pubblico. E’ Framing Reality, l’istallazione con cui Jacopo Godani apre la settimana di residenza artistica nella sua città natale. La luce asettica dei neon, all’interno di casse rettangolari, fa trasparire da uno schermo lattiginoso corpi indecifrabili. I loro movimenti, quasi impercettibili, mostrano solo quelle parti di corpo che aderiscono alla parete. Un contenitore astratto che il mio immaginario ha concepito come tanti ventri materni in cui, nel liquido amniotico, essi fluttuano. I corpi, accompagnati dalla musica dal vivo ora di un violoncello, ora di una chitarra classica, poi di un flauto e infine di una fisarmonica, esasperano la lentezza del movimento, come ad attrarre ipnoticamente lo spettatore. Un bambino seduto sulle scale d’ingresso del teatro con accanto la mamma, guarda in assoluto silenzio, incuriosito dal lento intrecciarsi dei corpi. La musica cessa e il pubblico si accomoda in sala.

 

Jacopo Godani, raggiunto dai giovani danzatori della Dresden Frankfurt Dance Company, è seduto sulle scalette che portano al palco insieme ad Angela Testa, colei che, per questi otto anni in cui il coreografo ha diretto la prestigiosa compagnia, ha seguito tutte le sue produzioni. A lei Godani ha affidato l’incarico di scrivere il capitolo a lui dedicato per il libro ‘50 contemporary choreographers’. A lei ha chiesto di condurre l’incontro con gli spettatori della sua città, La Spezia. 



(Framing Reality di Jacopo Godani-Teatro Civico-ph Federico Ratano)

 

“Certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano, cantava Antonello Venditti; così come nel gioco del Monopoli si deve, prima o poi, ripassare dal via, Jacopo Godani torna a La Spezia per chiudere il primo importante capitolo della sua carriera artistica. Da qui ripartirà per un nuovo viaggio”. E’ con queste parole che Angela Testa apre la chiacchierata con il grande artista spezzino. “Finalmente”, dice, “<Godani propheta in patria> può cancellare ‘Nemo’ per sempre!” Il celebre detto può essere sfatato oggi grazie all’omaggio che la città ha voluto porgere all’artista.
In sala erano presenti il Sindaco Pierluigi Peracchini, il direttore del Teatro Civico, Alessandro Maggi, il presidente della Fondazione Carispezia  Andrea Corradino con la consorte, e numerosi imprenditori della città. Le istituzioni e il mondo dell’imprenditoria hanno fatto squadra per celebrare il proprio concittadino che ha deciso di chiudere un ciclo importante del proprio percorso artistico lasciando dopo anni la direzione della compagnia con cui ha mietuto tanti successi. Jacopo Godani diventa così il protagonista di una settimana di residenza artistica colma di iniziative e spettacoli che cominciano, appunto, con questo incontro dedicato al suo pubblico.

 

 

(Framing Reality di Jacopo Godani-Teatro Civico-ph Federico Ratano)
 

Angela Testa, lo definisce un “self made dancemaker” e lo racconta sia professionalmente che attraverso aneddoti spiritosi che mettono in luce la sua personalità istrionica ed eclettica ed il suo amore per i giovani: una missione in cui non ritiene importante l’insegnamento da un punto di vista tecnico e coreografico, che pure i danzatori sperimentano in modo rigoroso per interpretare le sue creazioni, ma piuttosto per trasferire loro quella passione che mette nel renderli coscienti delle loro potenzialità verso ciò che può apparire impossibile.

Godani racconta come l’arte gli abbia dato la possibilità di avere una visione, una marcia in più: “Amo rivivere i momenti della mia gioventù. La mia generazione mi ha regalato la voglia di mordere la vita, la speranza di poter realizzare i miei sogni, che nei giovani di oggi vedo sopita, spenta, in una società che corre e che non ti permette di fermarti a sviluppare al meglio le tue potenzialità. Anche se le tecnologie, i social, la globalizzazione hanno aspetti positivi, c’è la necessità di immergere il più possibile i giovani nella cultura, nell’arte. Abbiamo tutti bisogno di bellezza, di menti critiche. Penso sia importante risvegliare tutto questo nei ragazzi ed io sono un fan delle giovani generazioni.” E, infatti, anche i musicisti, Matthew James Higham, Hannelore Vander Elst, Alex Lau e Sergey Sadovoy, sono ragazzi giovanissimi dal talento incredibile.

 Molti dei suoi danzatori sono con lui da otto anni e sono professionisti straordinari. Per come li sperimenta, la sua esperienza lo porta a ritenere che rispetto ai danzatori della sua generazione abbiano un “legame psicomotorio tra anima e corpo molto sviluppato”, eseguono virtuosismi con apparente facilità ed hanno un utilizzo del corpo nettamente superiore rispetto ai danzatori del passato.  Godani, che a differenza loro ritiene di aver avuto la fortuna di poter sognare in grande, cerca di fornire gli strumenti per “creare, autogestirsi, essere produttori della loro artisticità e dei loro sogni ma soprattutto acquisire quella consapevolezza di poter osare, ricercare continuamente, imparando a spogliarsi del proprio ego”; è forse questa la ricetta per essere utili alla società. “I giovani che vedete su questo palco,” ci dice “hanno imparato, grazie alle peculiarità di ciascuno di loro, ad andare in gol; questa compagnia è come una squadra in cui ognuno deve fare la sua parte. E’ con il gioco di squadra che si vince. Amo definirci un microcosmo di società che si autogestisce per un bene comune.”

Angela Testa narra di un Godani molto legato alla cultura del suo paese, da cui attinge spunto e idee per le sue creazioni, come per esempio l’arte pittorica che è spesso musa ispiratrice, insieme alla cultura classica, di suoi pezzi allegorici ed evocativi con un gusto estetico che richiamano alla mente influenze caravaggesche per l’uso della luce e dei colori o, come sottolinea sempre la conduttrice in un suo articolo, immagini con movimenti archetipici che sembrano ispirarsi a metafore plastiche che possono ritrovarsi, per esempio, in quadri famosi di impressionisti francesi. Ed è così che sintetizza il lavoro di sperimentazione di Godani che “come un Picasso è alla ricerca della linea sorgente che, nel momento in cui si realizza, manifesta l’Idea”, intesa filosoficamente.

Da italiano, Godani è consapevole di essere cresciuto contornato da un tesoro di arte e cultura inestimabile. Nel nostro paese si è circondati dalla bellezza; la storia trasuda dalle strade che percorriamo. Se solleviamo lo sguardo, in ognuna delle nostre città la storia, l’architettura, l’arte, ci sovrastano, ci avvolgono, fanno parte di noi e spesso non riusciamo a coglierne l’importanza perché la diamo per scontata. Oggi che il mondo vive una profonda crisi e una grande recessione culturale, con la superficialità che la fa da padrona, Godani ritiene che gli artisti siano chiamati a dare il loro supporto perché solo la cultura e l’arte possono essere il giusto nutrimento per un’evoluzione positiva. Valorizzare il nostro passato è il modo giusto, a suo avviso, per insegnare alle nuove generazioni come nutrirsi, come costruire un futuro migliore, sia artistico che di vita personale. “Per esempio,” dice “io amo definirmi un coreografo che fa balletto contemporaneo, amo il virtuosismo, l’atletismo, l’estetica, non voglio abbandonare lo studio della danza classica, amo la sperimentazione, il mio lavoro si basa sulla sperimentazione, ma non voglio abbandonare ciò che la danza classica mi ha dato quale patrimonio di tecnica, di studio.”
Anche i danzatori partecipano, con la loro esperienza diretta, a spiegare quanto sia speciale il lavoro di Jacopo Godani. Zoe Lenzi, una delle danzatrici italiane della compagnia, racconta come Jacopo riesce a vedere ciò che loro stessi non percepiscono delle loro potenzialità. Non si accontenta e li sprona continuamente ma trasmette loro anche quella fiducia necessaria per stimolare il cambiamento: “Ogni volta che si lavora ad una nuova creazione c’è sempre un’evoluzione, un proiettarsi al futuro; è molto esigente, non si ferma finché non ha tirato fuori ciò che sta cercando e riesce sempre a condurti verso la consapevolezza di ciò che puoi arrivare a fare per dare sempre di più.” Zoe sottolinea anche come i giovani abbiano estremo bisogno di guide che abbattano i muri che i ragazzi costruiscono intorno a sé, spesso per paura di affrontare o per timore di fallire, e come siano una generazione con una grande necessità di certezze e di stimoli.



(Jacopo Godani, Angela Testa e la Dresden Frankfurt Dance Company incontrano il pubblico al Teatro Civico di La Spezia)

Ed ora che con lui si chiude questo percorso, guardando fuori, osservando quello che il mondo della danza oggi può offrire, sanno quanto sarà difficile ritrovare qualcuno che sappia ‘utilizzarli’ non solo ai fini della personale coreografia, ma soprattutto tenendo conto dello sviluppo della loro identità. Infatti, Alessandra Miotti, che è in compagnia con Godani da solo un anno ci tiene a dire come “La cosa più difficile che Jacopo ci chiede è credere in te stesso nelle tue capacità di artista e di ballerino, cosa che molto spesso nelle compagnie viene ‘appiattita’ per avvantaggiare il lavoro del coreografo; Jacopo, invece, vuole che tu capisca chi sei, cosa porti sul palco, cosa fai con il tuo corpo; un lavoro psicofisico, meccanico e cerebrale, in cui capire come tu vedi la vita, te stesso e come funziona il mondo intorno a te; è una richiesta totalizzante, bellissima, ma anche difficilissima.” E’, appunto, quell’ottica per cui grazie alle peculiarità di ognuno ma con lo spirito di squadra si arriva a quel famoso gol di cui Godani ci diceva.

 

Nella conversazione emerge nitido il Godani pensiero secondo cui l’intelligenza necessita di fantasia, perché senza non si va lontano: “Noi che abbiamo avuto il privilegio di riporre nei nostri sogni grandi speranze, dobbiamo aiutare i giovani a sviluppare soluzioni che siano frutto di fantasia e creatività e nel fare questo permettiamo anche a noi stessi di fare nuove esperienze perché alla fine sia un nutrimento reciproco.”

 

Un’ora e dieci di racconto piacevolissimo, tra qualche battuta e osservazioni profonde, si conclude con le affettuose e spiritose parole con cui Angela Testa omaggia l’amico ed artista Jacopo Godani: Ad 8 anni volevi fare l’astronauta, lo scienziato, l’inventore, poi a 12 ti sei lanciato sull’arte visiva, il disegno, la scultura… ti sei reso conto che con la danza le hai realizzate tutte? Persino fare l’astronauta, visto che sei arrivato nell’iperuranio dello spazio coreutico!”

 

Framing reality

Crediti
Coreografia e Direzione Artistica
Jacopo Godani

Scene/Luci/Costumi Jacopo Godani

Danzatori Todd Baker, Felix Berning, Kevin Beyer, Roberta Inghilterra, Clay Koonar, Barbora Kubatova, Amanda Lana, Zoe Lenzi Allaria, Allison McGuire, Gjergji Meshaj, Alessandra Miotti, Gaizka Morales Richard, David-Leonidas Thiel

Musicisti Matthew James Higham, flauto - Hannelore Vander Elst, chitarra classica - Alex Lau, violoncello - Sergey Sadovoy, fisarmonica

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