durata 90 minuti
Greta on the beach è una riflessione sulla condizione umana.
Immersi nel suono del mare e nel canto dei gabbiani, assistiamo alla rappresentazione di un’umanità spenta, inespressa, vuota, che sa accendersi soltanto nel momento catartico del desiderio e dell’immaginazione, della nostalgia e della danza. Un paesaggio di gesti quotidiani (leggere un libro, giocare a carte, pettinarsi), di solitudine, di indifferenza e incomunicabilità – cadenzato dal rumore della risacca e all’apparenza eterno – viene rotto da momenti in cui le espressioni del corpo e del movimento abbandonano il reale per farsi metafora, simbolo, enigma.
Ognuno di questi momenti è un quadro a sé, un’apparizione che arriva e svanisce come arrivano e svaniscono i sogni e i pensieri. Quegli stessi corpi, osservati prima nella loro immutabile apatia quotidiana, si rianimano per farsi portatori di visioni (diventano pesci, ballerini, amanti, poeti, assassini, profeti) e rappresentare i sentimenti e le pulsioni dell’umano (desiderio, frustrazione, rivalità, cura, morte, passione politica).
A guidarci in questo viaggio, sospeso tra sogno e realtà, le parole apocalittiche di Nevil Shute, quelle inquietanti e abissali di T.S. Eliot e la voce di Greta Thumberg, una voce che, se come i millenaristi del medioevo annuncia la catastrofe, risuona tuttavia come speranza di redenzione nel timbro incorrotto e incorruttibile, nella sensibilità che non conosce il compromesso, nel coraggio di chi ama il coraggio e i suoi orizzonti.
“L’idea drammaturgica – raccontano gli autori Francesca Foscarini e Cosimo Lopalco - è quella di mettere in
scena, su una spiaggia metaforica di derivazione shutiana, cinque giovani spiaggianti-danzatori ed esplorare con loro i temi del catastrofismo e del millenarismo contemporanei, della fine della politica e del corpo, dell’incomunicabilità, dell’indifferenza, dell’apatia, attraverso una struttura che mette in dialogo la musica totale di Philip Glass (nello specifico la colonna sonora del film ambientalista Koyaanisqatsi) con suggestioni provenienti dalla cultura popolare (il musical Hair, La Marsigliese, il discorso di Greta Thumberg al Cop24) e letteraria (The Hollow Men di T. S. Eliot e il già citato romanzo di Shute, On the beach)”.
FRANCESCA FOSCARINI è danzatrice, coreografa, insegnante. Il suo percorso di danzatrice inizia molto giovane con R. Castello, per proseguire con Wiktorowicz, Sciarroni, Godder e il Collettivo Jennifer Rosa. Al centro della sua ricerca poetica vi è la relazione tra corpo e intenzione, la presenza specifica del performer sulla scena e la sua relazione con il pubblico. Nel 2016 incontra Cosimo Lopalco con cui crea i più recenti lavori. È attualmente impegnata in Dove cresce ciò che salva | Archivio sentimentale del movimento, una ricerca artistica sulla natura che si svolge a Lamia Santolina, la casa giardino di Terlizzi e Modolo e in un nuovo progetto con Kronoteatro.
COSIMO LOPALCO è scrittore, drammaturgo, insegnante. È autore, con Francesca Foscarini, di diversi lavori di danza e di Landing, un laboratorio interdisciplinare basato sui principi della psicogeografia. Ha pubblicato il romanzo Tutto a posto tranne me e la raccolta di poesie La città che non esiste. Vive a Londra e insegna lingua e cultura italiana a University College London.
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