Formatosi all’École de Danse de l’Opéra di Parigi, successivamente nominato solista della compagnia da Rudolph Nureyev, ha incantato il palcoscenico del tempio del balletto francese, interpretando i capolavori dei grandi coreografi del Novecento – da Maurice Béjart a Roland Petit, passando per John Neumeier, Kenneth MacMillan, Alvin Ailey, Alwin Nikolais, Paul Taylor e Glen Tetley. Il suo straordinario percorso lo ha poi portato ai Ballets de Monte Carlo, sotto la guida di Pierre Lacotte e Ghislaine Thesmar, dove ha incarnato con maestria i ruoli più prestigiosi del repertorio classico, neoclassico e romantico, guadagnandosi il titolo di primo ballerino ed étoile.
La sua esperienza internazionale si è ulteriormente arricchita durante i due anni come primo ballerino del Balletto di Amburgo, sotto la direzione di John Neumeier, fino al commovente addio alle scene nel 1995. Successivamente, la sua visione ha preso forma nella direzione della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala, dove ha forgiato generazioni di talenti, fondendo con audacia tradizione e innovazione.
Oggi, al timone del corpo di ballo scaligero, Olivieri si prepara a disegnare un percorso audace, capace di coniugare l’eleganza del repertorio classico con le sfide creative del presente.
In questa intervista esclusiva, ci racconta le sue ambizioni, le sue responsabilità e l’eredità artistica che aspira ad imprimere in uno dei teatri più prestigiosi al mondo attraverso due parole chiave: passione e preparazione.
Frédéric, quale direzione intende prendere per il futuro della Scala, pur mantenendo il rispetto per la sua prestigiosa tradizione?
Il mio approccio alla direzione si è sempre evoluto, sia nel repertorio che nella visione artistica, senza mai perdere di vista la tradizione e la storicità di questo prestigioso teatro. In questa mia terza direzione, intendo proseguire su questa strada, realizzando quei progetti che ho coltivato negli anni e contribuendo attivamente all'evoluzione della danza di oggi.
In che modo pensa di mescolare innovazione e sperimentazione con la raffinatezza classica che ha reso il corpo di ballo della Scala celebre in tutto il mondo?
La compagnia del Teatro alla Scala rappresenta l'eccellenza assoluta nel panorama della danza, un livello di perfezione che è per me motivo di grande orgoglio e felicità. Sono felice di ricoprire questo ruolo e di ritrovare molti dei danzatori che ho avuto il privilegio di formare, che portano nel loro corpo e nella loro arte la forza di una formazione completa, che unisce impeccabilità tecnica e profondità artistica.
Una compagnia come quella del Teatro alla Scala ha l'obbligo di coltivare il repertorio classico, ma allo stesso tempo deve guardare al futuro, aprendo le porte all'innovazione e alla sperimentazione. Investire in nuovi balletti, nuovi stili e lavorando con coreografi italiani e internazionali è essenziale per mantenere viva la vitalità artistica della compagnia.
La programmazione del Teatro alla Scala deve essere un mosaico variegato, che spazia dal repertorio classico alle sfumature più moderne e audaci della danza, per offrire al pubblico un percorso che celebra la tradizione mentre stimola la ricerca e l’evoluzione dell'arte coreutica.
Da leader di scuola a Direttore di compagnia, quali sono, secondo lei, le principali differenze nella gestione artistica, e come adatterà il suo approccio al corpo di ballo?
I ragazzi della Scuola di Ballo dell’Accademia del Teatro alla Scala vengono forgiati per diventare artisti completi, pronti a dominare il palcoscenico con maestria e passione. Nel loro percorso, imparano non solo a lavorare in compagnia, ma anche a dialogare con il coreografo, a vivere l’adrenalina di una tournée e a respirare l’emozione di una première su palcoscenici di prestigio.
Già da giovani, hanno assorbito gli stili che li accompagneranno nel loro futuro da professionisti, dalla raffinatezza di George Balanchine alla modernità di William Forsythe, passando per l’eleganza dinamica di Jirí Kylián e la creatività di Mauro Bigonzetti. Dirigere sia la scuola che il corpo di ballo è un impegno enorme, ma sono convinto di poterlo portare avanti con professionalità e dedizione, grazie alla mia profonda conoscenza ed esperienza nel campo. Il mio obiettivo è tirare fuori il massimo da ogni componente della squadra, e mi ritengo fortunato ad avere uno staff di grandissimi professionisti, su cui posso sempre fare affidamento e per i quali nutro una sincera stima, sia umana che professionale.
Quali azioni concrete intende intraprendere per valorizzare i ballerini della Scala, e come intende rafforzare il gruppo per creare una compagnia ancora più coesa e affiatata?
La compagnia che ho ereditato è già un esempio di forza, coesione ed affiatamento.
Il mio compito sarà onorare il lavoro dei predecessori, integrando nuovi stili per far emergere ancora di più il talento dei ballerini.
Mi impegnerò con tutta la mia passione per portare la compagnia in tournée, non solo a livello nazionale, ma soprattutto internazionale, per farla brillare sui palcoscenici del mondo.
In che modo stimolerà un dialogo proficuo tra il corpo di ballo e le altre realtà artistiche della Scala, creando produzioni sceniche che rispecchiano l’interconnessione di tutte le discipline?
Anche nel ruolo di Direttore della Scuola di Ballo ho sempre coltivato un profondo legame con gli altri comparti e le direzioni del teatro, instaurando un rapporto di reciproco rispetto e apprezzamento. L'idea di creare nuovi spettacoli e produzioni, coinvolgendo tutte le sezioni, è sempre stata viva, e sotto la mia direzione intendo spingere ancor di più questi progetti.
Ammetto che, entrando in una stagione già in corso, avrò bisogno di un po' di tempo per organizzarmi, ma ho già iniziato a lavorare con entusiasmo sulla prossima stagione.
La mia volontà è quella di creare momenti unici da offrire non solo agli spettatori della Scala, ma anche a una città come Milano che sa apprezzare l'arte in tutte le sue sfumature.
Con Manuel Legris condivido una lunga storia iniziata ai tempi dell'Opéra di Parigi, per cui non avrò difficoltà a proseguire la stagione da lui programmata, riconoscendo il lavoro straordinario che ha svolto in questi ultimi anni. Continuerò a portare avanti la sua programmazione come se fosse la mia, impegnandomi ancor di più per tirare fuori il meglio da ogni danzatore della compagnia.
Quali sono gli obiettivi principali che si è prefissato, e che tipo di eredità artistica spera di lasciare a questo storico teatro?
In questo momento non mi preoccupo tanto di lasciare un'eredità artistica futura, quanto di vivere pienamente il presente, accogliendo il pubblico della Scala con spettacoli che siano autentiche sinfonie di perfezione tecnica e impatto emozionale. Ogni serata e ogni matinée diventa un'occasione per creare un'esperienza unica, dove nessun dettaglio è lasciato al caso, perché ogni pubblico è un universo di emozioni da onorare. Per me, ogni rappresentazione deve brillare come una gemma preziosa, elevando il nome di questo tempio dell'arte a un inno vibrante alla bellezza e alla passione. Questa è la mia responsabilità più profonda: trasformare ogni performance in un viaggio indimenticabile nell'anima della danza.
Quali difficoltà emotive e gestionali anticipa in questo incarico determinante, e quale sarà la sua strategia per affrontarle, mantenendo alta la qualità artistica della Scala?
La parola “difficoltà” non rientra nel mio vocabolario. Credo fermamente che un Direttore di compagnia debba prima di tutto essere preparato e definire con chiarezza le linee guida necessarie a portare avanti una stagione di altissimo livello artistico. Nel mio lavoro, la passione è l'ingrediente essenziale: una passione profonda per questo teatro e per l'arte della danza.
Mi impegno a tirare fuori il meglio da ogni allievo, da ogni ballerino, da ogni spettacolo, unendo dedizione, duro lavoro e una preparazione meticolosa, per trasformare ogni performance in un autentico inno alla bellezza.