È una fucina di idee e progetti COB, la Compagnia Opus Ballet diretta da Rosanna Brocanello che, fin dalla fondazione nel 1999, non ha mai smesso di puntare in alto nel panorama della danza contemporanea italiana collezionando successi e riconoscimenti. Basti citare il prestigioso Premio Danza&Danza 2024 ottenuto con Duse di Adriano Bolognino e Rosaria Di Maro, o ricordare tra i tanti e riusciti spettacoli Callas Callas Callas di Bolognino e il Sogno di una notte di mezza estate di Davide Bombana che impreziosiscono il nutrito repertorio di questa agguerrita realtà fiorentina. Non solo ma Rosanna Brocanello ha saputo nel tempo tessere una rete di relazioni e collaborazioni con festival, rassegne e soggetti produttivi che consentono a COB di presenziare in contesti sempre più importanti, di avvalersi di firme di coreografi accreditati e di coinvolgere con grande generosità giovani leve della coreografia attuale. Proprio queste ultime, nei nomi di Jari Boldrini e Maurizio Giunti, sono le artefici rispettivamente di Dittico Orientale #1 e #2 presentati en première a CANGO, Cantieri Goldonetta Firenze, in chiusura della prima parte della rassegna La Democrazia del Corpo 2025.
Una coproduzione Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni e COB Compagnia Opus Ballet ispirata ai documentari Le mura di Sana'a del 1971 e Sopralluoghi in Palestina del 1964 realizzati dal poeta e cineasta Pier Paolo Pasolini nel suo viaggio culturale, umano ed esistenziale. Un cammino che Jari e Maurizio traducono in danza e in musica ritrovandosi affiancati in un dittico da cui traspare l'influenza del linguaggio e dello stile di Virgilio Sieni. Una cifra espressiva inconfondibile che loro conoscono bene in quanto da molti anni danzatori della Compagnia Virgilio Sieni e per questo beneficiari diretti della lezione del Maestro. Inoltre Boldrini è artista associato del Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni e Giunti è artista sostenuto dallo stesso organismo produttivo.
Proprio da questo onesto e rispettoso legame occorre partire per valutare le creazioni di Boldrini e Giunti che, pur non affrancandosi del tutto da Sieni, riescono a richiamarlo evitando il rischio di un banale epigonismo. Poi, cosa da non sottovalutare, entrambi sono capaci di trasmettere ai dieci versatili ballerini di COB il loro movimento e la loro visione di una danza dinamica, ipercinetica, geminata e geminante.
Nella Sala ovattata di CANGO Dittico Orientale #1 di Boldrini vede in scena Daniele Bracciale, Ginevra Gioli, Giovanni Russo, Sara Schiavo, Frederic Zoungla che, accompagnati dalla musica di Simone Grande, illuminati da Laura De Bernardis e con indosso i semplici indumenti scelti da Jari, danno corpo alle suggestioni mediorientali di Pasolini. Suggestioni nate dalla ricerca di spiritualità e sacralità, sempre più minacciate dalla miseria e dall'indifferenza.
La partitura coreografica inanella soli, duetti a canone e quintetti che generano catene umane, grovigli in cui uno degli interpreti viene trafitto con dei bastoni come un novello Cristo in agonia. E l'agonia trova il corrispettivo nelle voci, nel canto e nella nebbia che avvolge il quintetto mentre la danza fluisce leggera e al tempo stesso pastosa con la sinusoidale gestualità delle braccia, con le reiterate cadute e riprese e con l'accurato lavoro a terra che resta impresso e colpisce gli spettatori.
In Dittico Orientale #2 la coreografia di Maurizio Giunti è una sorta di «diario corporeo» che testimonia l'itinerario di Pasolini in Palestina e lo restituisce attraverso i cinque protagonisti: Matheus De Oliveira Alves, Ilaria Diquigiovanni, Emma Franzolin, Tommaso Maragno, Rebeca Zucchegni. Le musiche di William Basinski, Alireza Ostovar e The Naked and Famous ci immergono in sonorità orientali e elettroacustiche.
Con Maurizio la danza si fa più respirata, calma e iconografica grazie alle figurazioni pittoriche e plastiche che coinvolgono il gruppo che si scioglie in soli, terzetti e quartetti. Il movimento diventa sincopato e ritmato tra legati e slegati ancorati a terra che si sfaldano e si ricompongono in un andamento più introspettivo e tattile intorno ad una figura in rosso. Nell'epilogo il buio li avvolge e di loro resta l'immagine di un'umanità affranta eppure resiliente accolta dagli applausi del pubblico che, alla fine di questo Dittico Orientale, riconosce anche a Boldrini e ai danzatori di COB il meritato successo.