È di un'attualità sorprendente e purtroppo disarmante Sonate Bach. Di fronte al dolore degli altri, la pièce creata da Virgilio Sieni nel 2006 e riproposta a CANGO Cantieri Goldonetta Firenze nell'ambito della rassegna La Democrazia del Corpo con una data invernale nel 2024 e una data primaverile nel 2025. Due riprese che vogliono richiamare le coscienze a non restare indifferenti né ora né mai «di fronte al dolore degli altri» coinvolti, loro malgrado, in guerre e conflitti che hanno poco a che fare con la civiltà e molto a che fare con la barbarie.
Composto sulle Tre Sonate per viola da gamba e pianoforte di J.S. Bach e su uno scambio intertestuale con il libro di Susan Sontag Davanti al dolore degli altri, il lavoro nasce da un'attenta riflessione di Virgilio Sieni che cura la regia e la coreografia e si avvale dei semplici costumi di Marysol Maria Gabriel e delle luci chiaroscurali di Andrea Narese, realizzate in collaborazione con lo stesso Sieni.
Sostanzialmente rispetto a diciannove anni fa il lavoro presentato oggi a CANGO mantiene la stessa struttura con le undici azioni danzate sugli altrettanti brani delle Sonate bachiane, e proietta le fatidiche date che introducono le singole scene coreografiche con il ricordo delle stragi di civili di Sarayevo, Kigali in Rwanda, Srebenica, Tel Aviv, Jenin, Baghdad, Instabul, Beslan, Gaza, Bentalha, Kbul. Manca invece l'esecuzione della musica dal vivo e non c'è la proiezione del video con le sconvolgenti immagini di morte e sofferenza legate a quei tragici fatti.
Una scelta che non toglie nulla al significato più profondo del messaggio 'seniano' e semmai ne esalta il raccoglimento di fronte al dilagare odierno di nuove carneficine - basti il riferimento alla Palestina e all'Ucraina - che continuano a mietere vittime considerate "danni collaterali" e "inevitabili perdite" o peggio ancora guardate con falso pietismo e sottaciuta indifferenza.
Ma di fronte a questo dolore la danza di Sieni innalza il suo vessillo, si fa engagée e attraverso il corpo e il gesto compie «lo sforzo - dice Virgilio - di evocare da queste macerie di esistenza una bellezza impossibile e paradossale» eppure reale e consolante che trae la sua forza proprio da quell'umanità negata e, in questo caso, dalla sua trasfigurazione artistica. E bravi sono Jari Boldrini, Maurizio Giunti, Giulia Mureddu, Andrea Palumbo e Valentina Squarzoni nel trasfigurare coreuticamente la barbarie e nel rendere lo stile contemporaneo di Sieni con la sua danza morbida dall'andamento sinusoidale e rotatorio.
Impattante è l'inizio sotto la data Jenin 3 marzo 2002 con due danzatori 'mutilati' che camminano sulle ginocchia; in Sarayevo 5 febbraio 1994 un quartetto crea catene umane con rotolamenti a terra che diventano silenziosi rantoli; in Kabul 5 marzo 2007 due uomini e una donna si aggrovigliano in un corpo a corpo che si trasforma in un abbraccio; in Telaviv 1 giugno 2001 un duo maschile riproduce pose iconografiche di corpi feriti e lacerati; in Srebrenica 11 luglio 1985l la danza in cerchio coinvolge due uomini e due donne fino alla posa finale del corpo che richiama quello di Cristo in croce; in Istanbul 15 novembre 2003 la ripetizione del gesto e del movimento si fa ossessiva come gli orrori e gli errori della guerra; in Gaza 6 luglio 2006 è il lavoro a terra a prendere il sopravvento; in Beslan 1-3 settembre 2004 è struggente il duetto con lei colta negli ultimi istanti di vita tra le braccia di lui; in Baghdad 20 marzo 2003 è lo strazio ad essere rappresentato nel richiamo all'agonia del figlio di Dio; in Bentalha 23 settembre 1997 è il solipsismo del dolore femminile a diventare straziante; in Kigali 7 aprile 1994 è la piètà ad agire nei confronti di corpi martoriati coprendoli con un telo.
Sonate Bach. Di fronte al dolore degli altri continua ad essere uno spettacolo di indubbio valore che sa dare corpo e anima al dolore e all'angoscia di morti ingiuste e senza senso e alla fine gli applausi letteralmente sommergono i protagonisti, emotivamente provati. La bandiera della Palestina stesa davanti al pubblico riattualizza questo lavoro del 2006 e al tempo stesso ha il potere di far pensare all'Ucraina in un sotteso messaggio di pace e di fratellanza.
«Cessate di uccidere i morti, non gridate più» dice Ungaretti «non gridate se li volete ancora udire/ se sperate di non perire». E in questa sorta di preghiera unagarettiana, che Sonate Bach. Di fronte al dolore degli altri riporta alla mente, sta il segreto per riscoprire il valore della pietà e dell'umanità.