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Quando è troppo presto… o troppo tardi per iniziare lo studio sulle punte

Medicina della Danza
Quando
04/01/2019
Genere
Medicina della Danza
Premesso che un’età precisa, idonea all’introduzione degli esercizi di tecnica classica sulle punte non è determinabile, per l’estrema variabilità delle condizioni individuali, è pur vero che è molto diffusa negli ambienti dell’insegnamento della danza la convinzione che, comunque, non sia opportuno avviare all’uso delle punte allieve prima che abbiano compiuto gli 11-12 anni.

Mi chiedo se l’età anagrafica possa rappresentare un corretto riferimento da dare ad allieve e genitori (che molto spesso considerano il passaggio alle “punte” come la conferma della predisposizione e dei progressi nella danza delle loro figlie), e se tutte le ragazzine di 12 anni ci sembrino essere allo stesso stadio di sviluppo. La risposta è ovviamente no. La letteratura scientifica già da diverso tempo ha dimostrato come ci possano essere differenze anche significative nello sviluppo fisiologico tra le ragazze, a seconda del periodo di comparsa del menarca e dell’inizio dello stadio della pubertà. Roemmich e Rogol (“Physiology of growth and development: Its relationship to performance in the young athlete”, Clinical Sports Medicine, 14, 1995) hanno evidenziato come, dopo il quinto anno di età, la crescita del bambino proceda in modo pressochè lineare a circa 5,5 cm di incremento della statura all’anno. Per le ragazze, la velocità di crescita aumenta bruscamente verso i dieci anni di età, e raggiunge un picco di circa 10,5 cm all’anno  all’età di 12 anni. Aumenta anche la velocità di crescita del peso corporeo con un picco di 8,5 kg / anno  intorno ai 12,5 anni, per poi decelerare rapidamente a meno di 1 kg / anno all’età di 15 anni.

Quello che maggiormente interessa ai fini del nostro discorso è la crescita e lo sviluppo del piede. Il completamento della crescita di un osso si ha con la completa fusione delle estremità (o epifisi) e la chiusura delle cartilagini di accrescimento. Nel piede questo processo avviene in leggero anticipo rispetto alle ossa della gamba: l’ultima epifisi si chiude nei maschi intorno ai 16 anni, nelle femmine intorno ai 14 (Blais MM, Green WT, Anderson M. “Lengths of the growing foot”, 1956).

Dai 5 fino ai 12 anni, il piede di una ragazza cresce in media 0,9 centimetri all’anno, successivamente il ritmo di crescita media del piede rallenta a circa 0,8 cm all’ anno per i due anni successivi. Il completamento della crescita del piede è indicato come il motivo alla base della scelta dei 12 anni come l’età più opportuna per l’introduzione delle scarpette da punta. In realtà la crescita del piede continua ad un ritmo abbastanza veloce, almeno nei due anni successivi.

Poiché la tecnica sulle punte non implica solo uno sforzo del piede, ma di tutto il corpo, bisogna considerare anche a che punto di maturità scheletrica si trova l’allieva: e spesso l’età anagrafica non è correlata all’età scheletrica. Credo sia esperienza comune di tutti gli insegnanti di danza osservare come la crescita scheletrica (che si manifesta in maniera più evidente nella variazione di statura, pur non limitandosi solo a ciò) avvenga in maniera non uniforme in allieve della stessa età.

Quali altri fattori prendere in considerazione?

Il lavoro sulle punte deve rappresentare il coronamento di un graduale processo di potenziamento di tutto il corpo (quello che nel gergo dell’insegnamento della danza si indica come “impostazione”), di coordinamento, di stabilizzazione del posizionamento del corpo nello spazio, secondo il proprio “punto centrale” di equilibrio statico e dinamico, che varia da individuo a individuo (la cosiddetta core stability o aplomb di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente), in modo che il peso corporeo sia sollevato verso l’alto, con le ginocchia perfettamente estese, con una perfetta mezza punta, senza alcuna tendenza dei piedi a cedere in dentro o in fuori e senza che le dita si contraggano. Questo momento arriverà in tempi diversi per ogni allieva, non solo in virtù degli anni di pratica della danza precedenti, ma anche in funzione delle caratteristiche  fisiche.

Valutare l’allieva prima di iniziare il lavoro sulle punte.

L’insegnante che vuole avviare un’allieva allo studio sulle punte dovrebbe eseguire una valutazione pre-punte, anche con test attitudinali, per accertare che essa abbia raggiunto un adeguato controllo posturale, giusta forza muscolare delle gambe e piedi, ed un corretto allineamento piede-caviglia-ginocchio-anca. La frequenza ideale dovrebbe essere quella di 3-4 lezioni settimanali e la pratica delle punte dovrebbe occupare gli ultimi 10 minuti della lezione.

Le bambine con piedi e caviglie iperflessibili hanno sicuramente la flessibilità giusta per raggiungere sin da subito (e a volte superare) la posizione di “punta”, e proprio per questa loro facilità si tende a sceglierle per un avvio alla tecnica delle punte precoce. Ciò nonostante, spesso queste allieve, proprio per la loro grande flessibilità dei legamenti (che generalmente non si limita a quelli dei piedi, ma è generalizzata), non hanno la giusta forza nelle caviglie, e controllo posturale. Senza un lavoro di potenziamento pregresso proprio di questi aspetti queste allieve apparentemente superdotate potrebbero fare più fatica delle altre a raggiungere una buona stabilità e pratica sicura delle punte. In presenza di ginocchia iperestese è necessario lavorare moltissimo sull’allineamento prima dell’introduzione delle punte: queste allieve, per raggiungere il corretto allineamento piede-caviglia-ginocchio-anca, dovranno sviluppare una maggiore flessione plantare, e mobilità del piede e caviglia. Dal lato opposto abbiamo le bambine con piede e caviglia poco mobili e con conseguente insufficiente ampiezza del movimento di flessione plantare. Esercizi di rafforzamento  della flessibilità plantare e di allungamento dei legamenti potranno risolvere, solo dopo molto tempo e pratica costante, questi problemi, perché purtroppo la scarsa mobilità del piede e della caviglia non migliora con il tempo e i progressi si ottengono in forma limitata sempre e solo con costante esercizio. 

In età adulta, può essere troppo tardi?

Dal punto di vista fisiologico ci sono meno rischi per il piede adulto ad iniziare la pratica delle punte, perché la fusione delle epifisi si è completata da tempo. Tuttavia, pochi adulti, che non abbiano praticato la danza in gioventù per parecchi anni, avranno un piede adatto per forma e forza muscolare ad una pratica sicura delle punte. Cominciano a diventare non rari i casi di giovani donne adulte, che hanno o non hanno praticato la danza da ragazzine, e che vogliono riprenderla a scopo di mantenimento fisico. Se il fisico lo permette, e dopo qualche anno di pratica presentano le caratteristiche di maturità sopra evidenziate, perché escludere l’avviamento alle punte per loro?

La scarsa flessibilità dei piedi e delle caviglie di norma è la problematica che impedisce alle allieve più mature d’età di raggiungere la massima estensione nella salita in punta, perché ciò richiede quell’allungamento dei legamenti che è più facilmente ottenibile in giovane età. Un training mirato alla risoluzione di questa problematica potrà portare l’allieva adulta a migliorare l’estensione della flessione plantare. L’allieva adulta avrà inoltre necessità di sviluppare maggior forza nelle caviglie e nei muscoli della gamba responsabili del sollevamento, rispetto all’allieva dodicenne, perché i danzatori adulti hanno sviluppato un peso maggiore. Per essi sarà necessario raggiungere un maggior controllo propriocettivo  nella posizione di fondu e negli esercizi di petit allegro, perché l’aumento del peso corporeo scaricherà forze maggiori, attraverso i legamenti, sul piede nei salti.  Lo scarso controllo dell’arco del piede nelle posizioni in fondu, specialmente sulla suola stondata della scarpetta da punta, metterà sotto eccessivo sforzo le ginocchia. Per evitare danni bisognerà con queste allieve lavorare sul controllo dell’ en dehors, l’isolamento dei muscoli dei piedi e l’allineamento.

Se l’allieva adulta ha preso lezioni di danza in età giovanile, frequenta le lezioni di tecnica classica  per almeno 3 volte alla settimana, con opportuno training preparatorio alle punte, non tarderà molto a sviluppare l’adeguata flessibilità plantare. Il nostro corpo sviluppa automatismi di movimento quando pratichiamo un allenamento quotidiano costante, che possono portare ad un controllo automatico del piede nell’esercizio in punta. Una volta sviluppato il corretto aplomb e il controllo del piede nella salita in punta, anche l’allieva adulta potrà raggiungere una buona tecnica sulle punte pari a quella delle allieve più giovani.

Annalisa Argelli