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Pierina Legnani stella assoluta a San Pietroburgo

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Quando
19/11/2020
Genere
Accadde oggi
Nel momento in cui il balletto romantico stava per volgere al tramonto, Pierina Legnani divenne una delle più grandi danzatrice del suo tempo. Una popolarità che la portò a diventare prima ballerina assoluta del Balletto Imperiale di San Pietroburgo, titolo fino ad allora riconosciuto nella scuola privata dell’illustre maestra Caterina Beretta. 

Nel 1888, anno dell’Excelsior alla Scala, Pierina debuttò nella compagnia del Teatro nel ruolo di Nunziatella in Amadriade di Danesi, e qualche anno più tardi, all’età di 24 anni (1892), venne nominata prima ballerina debuttando accanto a Maria Fornasari e Nicola Guerra in Rodope di R. Grassi su musiche di P. Giorza. Durante questo periodo danzò all’ Eden di Parigi la coreografia Rolla di Luigi Manzotti e, l’anno successivo alla sua nomina (1893), ottienne un notevole riscontro all’Alhambra Theatre di Londra danzando in molti balletti di Georges Jacobi. Il successo indiscusso l’attendeva però in Russia dove venne chiamata nello stesso anno dai Teatri Imperiali e dove danzerà fino al 1901. In generale in quegli anni la Russia era terra di regale accoglienza per gli artisti europei, particolarmente apprezzati i danzatori italiani che godevano della fama di avere brillanti doti virtuosistiche. Notorietà che pare le venne subito riconosciuta nella Cenerentola di Petipa grazie ai suoi celebri 32 fouettés, da lei già eseguiti nell’ anno precedente in Aladdin a Londra e riproposti ne Il lago dei cigni nella versione del 1895 (Tchaikovsky/Petipa/ Ivanov). Per il Lago la Legnani creò il doppio ruolo di Odette/Odile che la consacrò a primo vero cigno della storia. Fu proprio in quest’ occasione che per lei il compositore Riccardo Drigo, Tchaikovsky era purtroppo venuto a mancare da poco, aggiunse alla partitura il passo a due e variazione del cigno nero. Seguirono altri primi ruoli in balletti come Il Talismano (1895), Halte de cavalerie, La perle e Barbe- bleu e  Coppélia (versione di Petipa/ Cecchetti su musica di Léo Delibes (1896), Raymonda (1898), Il Corsaro (1899) e  Ruses d’amour (1900), tutti coreografati dal grande Marius Petipa con il quale collaborò anche alla stesura di alcuni libretti. Bruna di carnagione, piccola, con gambe corte, la Legnani aveva una fisicità non proprio esile, caratteristica di molte danzatrici ottocentesche chiamate ad un lavoro sulle punte che potenziava esageratamente la muscolatura. Non aveva nemmeno un bel viso se paragonata alle bellezze di allora ma i suoi occhi molto espressivi affascinavano il pubblico. Un pubblico rapito anche dai sui modi di fare fuori dalla scena: lontana dai pettegolezzi, cosa inusuale per il suo ambiente, la Legnani era completamente dedita al lavoro e allo studio. Con Sergej Legat e Christian Johansson si esercitò rendendo la sua tecnica più agile e raffinata. La sua opera in Russia dette notevole impulso alla diffusione della tecnica italiana. Per otto stagioni fu protagonista indiscussa lavorando anche in ballets à grand spectacle, ballets- féerie, divertissements. Durante la sua permanenza, probabilmente influenzato da lei, Petipa moderò i suoi noti atteggiamenti totalitari. La sua permanenza a San Pietroburgo si conclude il 28 gennaio 1901 con l’addio alle scene interpretando La Camargo di Petipa, ripreso da Ivanov, su musica di Léon Minkus. Ritornata in Italia, decisione presa  a causa della malattia della madre, la Legnani si stabilisce a Pognana Lario sul lago di Como tornando a lavorare al Teatro alla Scala ma questa volta come esaminatrice della Scuola di Ballo insieme a  Enrico Cecchetti, Caterina Beretta e Virginia Zucchi. Pierina Legnani morì a Milano il 15 novembre 1930. Tra le ultime rappresentanti della scuola italiana o meglio milanese, fu sottovalutata in Italia. La sua storiografica si deve ai critici russi del tempo come Plesceev, Skal’kovskij, Svetlov, Chudekov. In un’intervista del 26 aprile del 1893 dichiarò di essere in grado di eseguire 32 pirouettes sulla punta del piede grazie alle sue scarpette realizzate in Italia. 
 
Fabiola Pasqualitto