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Lo Stato dell'Arte: “Scuole di DANZA” di Monica Ratti

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09/11/2020
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LO STATO DELL’ARTE: “ Scuole di DANZA”

( caos, protagonismi, rivendicazioni, presunzioni, ma l’esigenza di identità c’è e una legge che predispone anche )  

Una Pandemia ha messo ancora più in luce la non identità di un comparto che purtroppo non ha saputo andare oltre lo “starnazzare” generale sui social.   Proclami accorati invadono le bacheche sulla necessità di fermare l’orrido scempio di chi, dopo alcuni anni in una scuola privata, decide di intraprendere un percorso in proprio. Spesso proprio colui che grida allo scandalo ha agito allo stesso modo a suo tempo.
E’ anche consuetudine mostrare con orgoglio i propri collaboratori, fermo restando screditarli rapidamente nel momento in cui, animati da medesime aspirazioni, decidano di mettersi in proprio.
E così la ruota gira. Purtroppo talvolta anche chi scrive proclami a favore delle competenze  ( dando per scontate le proprie ) si è trovato in Concorsi nei quali il suo lavoro non è  poi stato così benevolmente “recepito”, ma ovviamente la non competenza ricade sulla giuria, spesso ritenuta invischiata in interessi personali, questo anche quando a giudicare sono in 20 giurati.
Come già ho scritto in un precedente articolo “siamo tutte prime donne……uomini compresi”. La chiusura delle scuole di danza; l’improvvisa certezza della non percezione politica delle scuole di danza e della figura dell’insegnante di danza, ha scatenato un ulteriore rigurgito di rabbia da parte del mondo della formazione coreutica. Innumerevoli le iniziative: raccolta firme su change.org a favore delle scuole di danza, quale entità culturali; editti inneggianti alla fortuna  di essere stati inglobati nello sport e salvati dal Ministro  Vincenzo Spadafora; la costituzione di nuove associazioni che intendono risolvere in tempi brevi tutto ciò che non siamo riusciti ad ottenere sino ad oggi; la rivendicazione di chi da anni appartiene ad associazioni che hanno un dialogo costante con la politica e i ministeri.

Ebbene, questo delirante quadro la racconta lunga sul comparto scuole di danza, il suo autoreferenzialismo, l’esigenza di sentirsi professionalmente e rappresentativamente protagonisti: i migliori, i primi ad aver avuto un’idea, i primi ad aver raggiunto risultati per la categoria.

Ma qual’ è veramente lo stato dell’arte?

A novembre 2017 l’AIDAF. associazione che rappresenta il comparto della formazione della danza all’interno di AGIS (ovvero quella che io definisco - per semplificarne la comprensione - la Confindustria dello Spettacolo), sotto la guida del suo Presidente, Dottoressa Amalia Salzano, ottiene un risultato importante: l’inserimento di una normativa che regolamenti l’insegnamento della danza nello Spettacolo dal vivo.
La legge a cui si fa riferimento è la “LEGGE  22 novembre 2017, n. 175”. Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia.
Riporto di seguito il testo scritto in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana che riguarda le scuole di danza e gli insegnanti di danza:
2) introduzione di una normativa relativa all’istituzione delle scuole di danza e al controllo e vigilanza sulle medesime nonché, al fine di regolamentare e garantire le professionalità specifiche nell’insegnamento della danza in questi contesti, individuazione di criteri e requisiti finalizzati all’abilitazione di tale insegnamento tramite la definizione di percorsi formativi e professionalizzanti certificati e validi su tutto il territorio nazionale.

 

In questo scritto vi son già in essere i punti salienti per i quali oltre alla richiesta di contributi a fondo perduto adeguati, si è scesi in piazza pochi giorni fa.
L’inserimento di tali intendimenti furono voluti dall’allora Ministro Dario Franceschini, durante il Governo Gentiloni.
Dalla loro pubblicazione in Gazzetta, vi era tempo 12 mesi per rendere attuativo il processo.
Nel frattempo però cade il governo Gentiloni e, subentrando il governo Conte 1, sembra  che tale voce sia sparita dalla Gazzetta, per poi riapparire con il governo Conte 2 e il ritorno del ministro Dario Franceschini ai Beni e alle Attività Culturali.
Quindi è ancora tutto al punto di partenza e deve ancora essere legiferato. Purtroppo il processo legislativo sarà frutto di un procedimento politico-amministrativo piuttosto lungo e travagliato.
Ora una domanda si presenta sul cammino della legge: le scuole di danza e gli insegnanti di tale disciplina ricadranno sotto il Ministero della Cultura o della Formazione o entrambi?
Certo se dovrà occuparsene la Formazione, altri ostacoli interverranno sulle procedure.
Nel 2001, la riforma del titolo V° della Costituzione, (espressamente voluta e ottenuta dall’allora Presidente del Consiglio Massimo D’Alema), prevede che la Formazione sia “materia concorrente”.
Ovviamente per concorrente non si deve intendere concorrenza tra loro, ma Stato e Regione devono concorrere alla formulazione di una legislazione condivisa.
Se così fosse, per la definizione delle scuole di danza e dei loro insegnanti, o, anche solo per la definizione del percorso degli insegnanti, sarà necessario ricorrere alla conferenza Stato-Regioni.

La battaglia per arrivare al punto di PARTENZA è già stata combattuta e, che possa piacere o meno, la realtà è che il risultato è stato ottenuto da AIDAF che giustamente ne rivendica il merito.
Ora però, ai nastri di partenza vi sono altre realtà che, nel frattempo, si sono costituite per dar voce al settore delle scuole di danza che, probabilmente, vantano anche un numero più elevato di associati rispetto alla stessa AIDAF e che la politica dovrà necessariamente coinvolgere.
Grazie a  un reclutamento capillare in tutte le regioni, e a  una quota associativa molto accessibile, AssoDanza, guidata dalla dottoressa Miriam Baldassarri, è l’Associazione che più di altre ha avuto la capacità di aggregare e creare una rete molto significativa.  E, mentre da un lato AssoDanza, durante la manifestazione del 30 ottobre in Piazza a Montecitorio, (consapevole che il grido di aiuto non poteva essere accolto per una riapertura delle proprie attività a breve) , chiedeva a gran voce, non elemosine, ma contributi a fondo perduto che permetta a tutte le scuole di danza  (ASD, Associazioni Culturali) di “sopravvivere” durante il periodo che le vedrà in crisi ( forse tutto il 2021), dall’altro,  AIDAF,  otteneva anche per le scuole di danza, non ASD, ma Associazioni Culturali, un sostegno sino ad oggi negato, anche se attraverso modalità non proprio agevoli, ma d’altronde di meglio non poteva essere, dal momento che la  scuola di danza in ambito culturale non è definita, mentre le ASD hanno una connotazione precisa.
In ogni caso possiamo affermare che sia successo qualcosa di incredibile: le Associazioni hanno operato realmente per un bene comune.
Miriam Baldassarri non ha fatto voli pindarici; non ha parlato di sogni. E’ andata dritta al punto, con la capacità di mettersi in rete con i sindacati CGL CISL e UIL (promotori della protesta del 30 ottobre dei lavoratori dello spettacolo, in diverse piazze d’Italia), ottenendo  spazio e visibilità mai ottenuto per il comparto scuole di danza. Nel frattempo, Amalia Salzano lavorava per ottenere contributi, anche per coloro che erano rimasti tagliati fuori, poichè non inseriti nel mondo dello sport.  Proprio mentre una parlava in piazza Montecitorio,  l’altra annunciava sui social il riconoscimento da parte di Franceschini della necessità di andare in aiuto anche alle scuole di danza quali associazioni culturali.

Chi non si è voluto identificare nei mondi delle rappresentanze associative, si è organizzato, scendendo in piazza in maniera autonoma, coinvolgendo i colleghi nei rispettivi territori.  Alcuni aderendo alla manifestazione indetta dai lavoratori dello spettacolo; altri chiedendo permessi in varie piazze, presentandosi solo come scuole di danza; altri ancora, con  sigle associative territoriali,  altri scendendo in piazza insieme alle categorie penalizzate dal DPCM ( ristoratori, palestre, estetiste ecc  ).
Questo pullulare di identità, in ogni caso ha dato vita a un movimento spontaneo, ordinato, inconsueto, che ha catturato l’attenzione dei media nazionali e locali.
Nelle piazze con gli insegnanti, genitori ed allievi. Tutti hanno organizzato performance, osservando il distanziamento, indossando mascherine, contraddistinti da un look preciso con elementi distintivi della danza, quali le scarpette. Mai prima d’ora in Italia le scuole di danza hanno sentito la necessità  scendere in piazza cosi massicci  e compatti.

Purtroppo ancora non si è creato un unico movimento e, tra associazioni, è in atto la battaglia  su chi ha messo per primo la bandierina, ma, noi di Danzasì, che abbiamo seguito con occhio esterno le iniziative di molti, abbiamo compreso che, forse, l’autonomia di aver gestito ognuno a suo modo una protesta, perseguendo  obiettivi e linee comuni di organizzazione, ha dato i suoi frutti.
I politici stanno iniziando ad interessarsi di  questo mondo, pur non comprendendone appieno le potenzialità. Alcuni sono molto attivi, come la senatrice Michela Montevecchi, del Movimento 5 Stelle, Vicepresidente della Commissione Cultura al Senato, alla quale si deve l’ultimo provvedimento in favore delle scuole di danza. Anche Matteo Lepore, Assessore alla Cultura del Comune di Bologna, da diversi anni  è molto attento al lavoro delle scuole di danza del suo territorio.

Sembra che già si stia  parlando di un tavolo che a breve il Ministro Franceschini vorrebbe organizzare con alcune rappresentanze e persone di riferimento di questo mondo.
Non è sempre facile avere scambi e rapporti con le prime donne delle Associazioni. In più di un’ occasione  rispondono con sufficienza, quasi sentendosi importunate.
Solo una, in quanto non insegnante di danza (e questo fa la differenza), che ha ricoperto ruoli di consigliere comunale, relazionandosi di continuo con la politica e i politici, è la persona con la quale siamo riusciti ad avere lo scambio più proficuo e collaborativo. Non di certo sono mancati periodi di controversie , punti di vista opposti e tensioni, ma, pur scontrandoci con una personalità forte e un piglio da tenente colonnello, è stato possibile il dialogo ed il confronto. A Rosanna Pasi Presidente di FNASD, ideatrice del progetto “Leggere per Ballare”,  il mio ringraziamento personale. A lei dobbiamo i chiarimenti in merito ai vari passaggi e soprattutto ai processi legislativi ottenuti e che si dovranno affrontare.
Per ottenere risultati è necessario interagire con la politica, ma non è sufficiente: si deve studiare, comprendere il percorso migliore da intraprendere. Purtroppo gli artisti, e, tanto meno gli insegnanti di danza (forse con giusta ragione), non intendono occuparsi di questo.

Proprio in questi giorni i leader della maggioranza di governo , Nicola Zingaretti segretario del PD, Vito Crimi capo politico ad interim del Movimento 5 Stelle,  Matteo Renzi leader di Italia Viva e il Ministro della Sanità Roberto Speranza nonché coordinatore di LeU hanno stabilito in un incontro con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte , degli step di lavoro ( come anche annunciato in una nota del Presidente del Consiglio )  che nei prossimi giorni dovrebbero prevedere  la definizione di due tavoli, il primo dovrà occuparsi di  progetti di riforme istituzionali, il secondo dovrà lavorare per definire obiettivi e strategie di politica economica e sociale. Se i tavoli di lavoro previsti, porteranno a  risultati soddisfacenti pare che il patto legislativo per garantire un governo stabile sino al 2023 verrà siglato.
Con la certezza di 2 anni  di stabilità, non si può perdere l’occasione di lavorare anche per normare ciò che è rimasto in sospeso dal 2017.
Riusciremo anche a superare il COVID, che non deve fermarci nel lavorare anche su altre problematiche, perché nel frattempo saremo stati demoliti, molti avranno chiuso, alcuni si riprenderanno a stento. Forse non ci sarà la voglia di lottare, ma è proprio questo il momento  di insistere affinché i movimenti di protesta che le scuole di danza hanno saputo dimostrare di riuscire ad organizzare,  non siano stati solo una delle tante iniziative inutili. E’ necessario dedicare tempo ed una giusta pianificazione comune, per mettere ordine a  questo caos che non ha legislazione e giurisdizione, ma un varco è stato  aperto e il lavoro da sviluppare molto,  non è pensabile adagiarsi.
Chi si occuperà di questa opportunità? Se non sarete partecipi di un dibattito che si prevede accesso, non lamentatevi poi se i percorsi che verranno indicati non saranno soddisfacenti, vi cadranno addosso, piovuti dall’alto e a quel punto le vostre voci sui social saranno solo parole in libertà.


Monica Ratti