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Lo Spettacolo dal vivo entra nella fase 2

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10/05/2020
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È appena iniziata la tanto attesa fase 2 che speravamo ci avrebbe dato maggiore libertà ma che abbiamo amaramente scoperto concede ben poco di più rispetto a prima. Del resto la riapertura non poteva che essere con il freno a mano tirato dato che paesi come la Cina, Hong Kong e Singapore stanno facendo i conti con la ricomparsa del virus dopo che avevano allentato il lockdown.

In questa fase non cambia praticamente nulla per lo spettacolo dal vivo: continuano infatti ad essere sospesi gli spettacoli di qualunque tipo e permangono inesorabilmente chiusi gli istituti e i luoghi di cultura.

Crack economico

Inutile dire che la situazione psicologica, morale ed economica dell’intero comparto appare drammaticamente grave. La perdita al momento è stimata (ma si tratta di una cifra al ribasso) in circa 60 milioni di euro. I deputati Michele Nitti (Misto) e Paolo Lattanzio (M5S) riportano i primi dati parziali generati dall’emergenza sanitaria sulle attività dello spettacolo: “Solo nella prima settimana di limitazione degli spettacoli dal vivo, si è prodotta una perdita complessiva di 10.092.000 euro di incassi con l’annullamento di 7.400 spettacoli dal vivo”. 


Le proposte del MIBACT

Il MIBACT è all’opera per l’emanazione di un decreto che dovrà trovare l’approvazione del Ministero dell’Economia, del Consiglio dei Ministri e della Presidenza del Consiglio. Si tratta di proposte, come ha sottolineato più volte il ministro Franceschini durante l’audizione informale in videoconferenza in Commissione Cultura lo scorso 14 aprile. 
Secondo il Ministro in questa fase è importante agire per portare a conoscenza di tutta la politica che l’impatto dell’emergenza Covid-19 sulla cultura è stato non solo immediato ma soprattutto a lungo termine, messaggio che pare essere stato recepito come dimostrano i quattro testi presentati nei giorni scorsi in Commissione Cultura del Parlamento da Michele Nitti (Misto), Paolo Lattanzio (M5S), Flavia Piccoli Nardelli (Pd) e Federico Mollicone (Fdi), ai quali se ne sono aggiunti altri tre a firma Alessandro Fusacchia (+Europa), Luigi Casciello (FI) e Gabriele Toccafondi (IV).


I lavoratori dello spettacolo

Tra le proposte per il decreto Aprile (già slittato a maggio) nuove iniziative a supporto dei lavoratori della cultura e dello spettacolo. Moltissimi professionisti del settore, che ricordiamo racchiude figure molto diverse tra loro come attori, cantanti, ballerini, direttori d’orchestra, scenografi, costumisti, tecnici del suono e delle luci e tantissimi altri, non sono risultati in possesso dei requisiti per accedere al bonus INPS previsto dal decreto “Cura Italia”. 

Tali requisiti, di cui abbiamo parlato nello scorso numero di DanzaSì, si sono dimostrati spesso impossibili da rispettare. Ad esempio i periodi contrattuali non coincidono con il numero effettivo di giornate di lavoro (molti vengono pagati “ad alzate di sipario” e non a prova) così come i lavoratori con contratti ‘a chiamata’ risultano avere sì un contratto attivo ma se non impiegati non sono neanche pagati.

Ha dichiarato il Ministro: “Nessuno verrà dimenticato, nessun artista, nessun attore, nessun musicista oltre che nessuna professionalità preziosa e sconosciuta. Le prime misure saranno a tutela di queste professionalità più indifese. Un mondo fatto di professionisti abituati a vivere del proprio talento che ora conoscono un momento di dura difficoltà e meritano il pieno sostegno delle istituzioni”.

Sempre in questa ottica è stata già approvata una norma che consente di utilizzare quella quota di diritto d’autore che doveva essere riservata a progetti scolastici o di formazione per gli artisti con redditi inferiori a 20 mila euro lordi all’anno.

I problemi della ripartenza

I problemi fondamentali da affrontare per la ripartenza del settore sono essenzialemente due:  quando si potrà ripartire e come si potrà farlo. 

Sul primo punto il Ministro è stato piuttosto franco.

Impossibile dire con certezza quando saremo in grado di ripartire in sicurezza anche se si sta facendo di tutto perché ciò avvenga quanto prima.  

Data la varietà di attività e la tipologia degli spazi interessati, occorrerà necessariamente seguire tempi e modalità diverse. Se ad esempio riaprire un museo nel rispetto delle distanze e della sanificazione è più fattibile, altri luoghi per natura affollati, come teatri, concerti e cinema, presentano sicuramente maggiori difficoltà.

Per la sicurezza del pubblico si parla di accesso contingentato ma una capacità ridotta delle sale, a fronte di costi di produzione stabili, si tradurrà ovviamente in ricavi minori non sempre in grado di coprire le spese. C’è poi chi propone la ristrutturazione dei teatri ma è un’operazione in molti casi inattuabile. 

C’è comunque chi pensa che il problema vero sia riportare il pubblico a teatro dato che probabilmente assisteremo ad una drastica diminuzione sia per semplice diffidenza che per mancanza di denaro (il numero delle persone che ha perso il lavoro o è attualmente in cassa integrazione è elevatissimo).

Il problema della sicurezza appare ancora più annoso se pensiamo agli artisti sul palco: come potranno usare le mascherine i cantanti, dove si collocherà l’orchestra, come si potrà garantire il distanziamento sociale tra due danzatori?

Un altro tema sul quale si sta ragionando riguarda la fruizione on line della cultura che come abbiamo avuto modo di constatare in questi ultimi tempi di lockdown ha avuto ottimi riscontri. Proprio perché non è dato sapere quando le attività potranno tornare alla normalità il Ministero sta ragionando sulla creazione di una piattaforma, già definita la “Netfix della cultura italiana”, dove poter accedere a spettacoli online a pagamento in grado quindi di produrre entrate. 

Si è poi parlato di FUS e dei 130 milioni di euro (50 di spesa capitale e 80 di parte corrente) stanziati dal decreto Cura Italia. Questi ultimi non sono un incremento del FUS, come qualcuno ha dichiarato, ma fondi straordinari per l’emergenza che saranno distribuiti liberamente sia ai soggetti finanziati dal FUS, che ad enti e organizzazioni che ne sono esclusi così come a singoli artisti che non hanno avuto accesso agli ammortizzatori sociali. 

Per quanto concerne il FUS, la cui entità è pari a quella dello scorso anno, si pensa di allentare fino quasi a farli scomparire, i criteri di accesso che sono legati ad una serie di parametri che oggettivamente non potranno essere raggiunti nel 2020. Il 60% dell’erogazione potrebbe quindi basarsi sullo storico dello scorso anno mentre la seconda tranche potrebbe essere consizionata all’osservanza di alcuni criteri che garantiscano la filiera come ad esempio la distribuzione al personale o l’obbligo di riprogrammare gli interventi che sono saltati in questo periodo scoraggiandone invece l’uso per sanare il bilancio. Questo permetterebbe una ricaduta “a cascata” dei finanziamenti sugli altri soggetti del comparto. Il principio ovviamente si applicherebbe anche al tax credit per il cinema.

Il Ministro auspica comunque una serie di fondi aggiuntivi per sostenere i settori che sono rimasti esclusi dalle prime misure in particolare la filiera del libro e dell’editoria e i musei statali, comunali o privati che siano. 

Importante anche la creazione di un fondo per la cultura con il quale finanziare progetti di fruizione, valorizzazione e digitalizzazione. Il Ministero sta ragionando attualmente con Cassa Depositi e Prestiti e con il credito sportivo per appunto convogliare investimenti pubblici e privati a sostegno di progetti di investimento nel settore culturale.  

Altre proposte riguardano l’estensione dell’Art Bonus ai settori che ancora non possono utilizzarlo e l’accelerazione, assolutamente necessaria, dell’erogazione del 5 per mille agli enti della cultura.

Il Ministero per l’elaborazione di queste proposte si è confrontato con assessori regionali, le città metropolitane, le città capoluogo, con associazioni di categoria, sindacati e artisti per ricevere indicazioni, accogliere elementi e tracce di lavoro per cercare di intervenire nel modo più mirato possibile.

La proposta AGIS

Proprio le associazioni dello spettacolo non hanno mancato di dare il loro contributo. Del resto chi meglio di loro conosce le reali problematiche del settore? È il caso dell’AGIS che ha sottoposto al Ministro un documento con delle proposte per consentire la riapertura in sicurezza dei luoghi dello spettacolo.

Intitolato Lo spettacolo in Italia nella Fase 2 il documento, che è stato presentato in videoconferenza il 30 aprile, richiede innanzitutto un calendario di ripresa delle attività di spettacolo dal vivo e delle proiezioni: “Sarebbe importante - da detto il presidente di Anfols Francesco Giambrone - cominciare ad avere un orizzonte temporale: sinora siamo andati avanti di 15 giorni in 15 giorni, e c’è molto smarrimento nel nostro mondo”. 

Un calendario che tenga naturalmente conto della differenziazione fra manifestazioni all’aperto, con e senza strutture di accoglienza per il pubblico, e quelle al chiuso. 

Per quanto riguarda lo spettacolo al chiuso viene fatta una chiara differenziazione fra le manifestazioni con pubblico e le attività produttive in assenza di pubblico: i processi amministrativi e gestionali, quelli di biglietteria e relazione col pubblico, la costruzione di apparati scenotecnici, le residenze creative. La loro apertura in anticipo rispetto alle attività con il pubblico permetterebbe un progressivo reimpiego delle maestranze e degli artisti, mantenendo comunque la possibilità di fruizione degli ammortizzatori sociali, e con l’applicazione dei protocolli di sicurezza per i luoghi di lavoro per tutti i lavoratori.

L’importante è che le misure siano definite a livello nazionale, in maniera uniforme sui territori, con il fine prioritario della tutela della salute collettiva e della sicurezza degli operatori a contatto con il pubblico.

Tali misure dovranno essere poche e molto chiare nell’interpretazione e nell’attuazione e senza oneri aggiuntivi non sostenibili dagli operatori del settore dello spettacolo.

Nel documento sono poi elencate le misure di sicurezza che potranno essere messe in atto quando sarà possibile riprendere la vera e propria attività dal vivo: dalla collocazione a scacchiera per mantenere la distanza interpersonale fra spettatori alla distribuzione dei dispositivi di protezione come le mascherine, l’installazione di dispenser di soluzioni disinfettanti ma anche l’incentivazione della vendita di biglietti telematici e la regolamentazione delle procedure di ingresso ed uscita del pubblico.

Una sezione del documento è dedicata invece agli interventi di sostegno pubblici necessari alla ripartenza come l’ammissibilità della spesa nella rendicontazione FUS e l’assegnazione di fondi integrativi di emergenza e di fondi specifici per il riavvio delle attività e la ripartenza, almeno fino alla fine del 2021. Se nel Decreto Cura Italia erano già stati previsti 130 milioni di euro per lo spettacolo, l’Agis oggi chiede finanziamenti aggiuntivi. 

Il documento si chiude con delle proposte operative in tema di produzioni liriche, sinfoniche, coreutiche e per la filiera della musica. L’obiettivo è trovare soluzioni al fine di rendere compatibili le diverse attività analizzate con le misure che potrebbero essere adottate.

Le proposte dell’Agis sono già al vaglio del governo e del comitato tecnico-scientifico.

Una cosa è certa: il teatro così come lo conosciamo, almeno fino all’arrivo di un vaccino, non sarà possibile e bisognerà pensare a soluzioni straordinarie per una situazione straordinaria. 

 

Luana Luciani