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Gerardo Vizmanos

Personaggi
Quando
10/05/2016
Genere
Personaggi

Gerardo Vizmanos è nato in Spagna.  Ha lavorato come avvocato in Europa e negli Stati Uniti prima di conseguire il suo Master alla TAI University School of Arts di Madrid nel 2010. 
Ha ultimato il Photoglobal program presso la SVA di New York nel 2013. Nel 2011 gli è stato riconoscito il ITS Photo contest in Italia. 
Adesso vive e lavora a New York City.

Cos'è per lei la fotografia?
La fotografia è soprattutto un linguaggio e, come qualsiasi altro linguaggio, ha regole e  strumenti e proprio come ogni altro linguaggio, tutti possono usarlo per esprimere e comunicare in modo diverso. Non esiste un approccio unico alla fotografia.

Come ha fatto a diventare da avvocato quale era a fotografo?  Quando è nata la sua passione per la fotografia?
Come molte cose nella vita, anche questa è accaduta per caso. La mia storia non è quella di un giovane ragazzo che inizia a dedicarsi alla fotografia molto presto, sin da giovane. È per questo motivo infatti che a volte sento la mancanza di questo background ma il mio interesse per la  fotografia avviene tardi  mentre lavoro come avvocato in studi legali internazionali. Dopo aver raggiunto alcuni obiettivi della mia carriera di avvocato, inizio a concentrarmi su altri aspetti della mia vita. Ero interessato al linguaggio fotografico e alla fotografia e un giorno decido di acquistare la mia macchina fotografica senza un preciso scopo ma quasi per gioco.  La curiosità mi porta a leggere e a cercare riferimenti che possano aiutarmi a pensare a come fotografare. Così decido di studiare fotografia in una scuola in Spagna e tutto avviene così velocemente sino a diventare fotografo professionista.

Come ha iniziato il suo rapporto professionale di  fotografo di moda? 
C'è un concetto o una poetica dietro ogni lavoro in ambito fashion, anche quando guardiamo un paio di calze o una semplice T-shirt possiamo facilmente lavorare a un'idea,  a un’emozione e tutto ciò ha destato in me una grande curiosità nel giocare con questi elementi. Ho sentito un particolare interesse nel fotografare le persone e ho manifestato l’esigenza di imparare come includere elementi di moda nella mia narrazione. 
All’inizio della mia attività pubblicavo le mie foto su un magazine e ho trovato abbastanza facile creare un team di lavoro e contattare persone con cui lavorare anche se ho dovuto comunque imparare alcuni passaggi di questo business.
È proprio grazie a questi editoriali e a questi miei primi lavori che sono riuscito ad arrivare dove sono oggi.

Perchè le piace ritrarre nelle sue opere i corpi dei danzatori?
Trovo una grande fonte di ispirazione nel corpo dei danzatori. Non realizzo effettivamente quello che chiamiamo una foto ritratto. Mi piace usare le persone che fotografo per ricercare sulle mie idee e ho sempre trovato le forme e i movimenti dei danzatori di grande ispirazione in questo mio processo. Vi sono, in un certo senso, elementi molto simili tra la danza e la moda. I coreografi come i fashion designers, giocano con i concetti, le  idee, le estetiche e le tecniche per raggiungere un particolare risultato. 

E della danza? Cosa le  piace di questa forma di arte?
La danza è proiettare delle linee invisibili. A volte trovo più interessante quello che non vediamo di queste linee rispetto a quello che abbiamo davanti a noi. Ritengo molto più importante il significato di ciò che non vediamo rispetto a quanto vediamo veramente.
Quando ero bambino vivevo in una piccola città della Spagna e ho avuto la possibilità di vedere molte piccole compagnie di danza. Quando i miei amici giocavano a calcio io ero solito andare in un piccolo teatro a vedere spettacoli. Senza rendermene conto stavo creando dei collegamenti tra la danza e quello che ero io a quel tempo. Oggi, quando lavoro con i danzatori, sento la stessa felicità che provavo in quel teatro. Non ho mai pensato a questo prima di oggi ma, probabilmente, la vera ragione per cui fotografo danza è perché mi rende felice.

Cosa rappresenta per lei l’Italia e  Trieste dove ha vinto L’International Talent Support e grazie alla Borsa di Studio che ha ottenuto ha potuto studiare alla Scuola delle Arti Visive? Ci racconti di questa fase della sua vita.
L'Italia per me è musica, luce e pittura…non posso pensare all'Italia senza che la parola arte non esca dalla mia testa. Quei giorni a Trieste e a Venezia sono stati incredibili.  Mi sono sentito come un bambino stupìto dalla meraviglia di ciò che stava accadendo. Sono arrivato a Trieste come avvocato aziendale.  Non ero preparato a vincere un premio. Vivevo il tutto senza pensare troppo al possibile impatto che avrebbe potuto avere. E soli quattro giorni dopo questo traguardo ho lasciato l’Italia in veste di fotografo in procinto di lasciare il mio lavoro da avvocato per trasferirmi a New York. Qualcosa era scattato nella mia mente e ho deciso che quello era il momento del cambiamento.
Sono venuto molte volte in Italia. E mi sono innamorato di Roma, ho viaggiato da nord a sud e ho sempre la sensazione che l'Italia sia una fonte inesauribile di ispirazione.

Come ci si sente europeo lavorando negli Stati Uniti?
Posso vivere a New York ma ho un fortissimo background europeo. In qualche modo non mi sento poi così lontano. L'unico problema è che ora non posso visitare le città e le persone come spesso come avrei voluto fare. 
Credo che il mio background europeo sia sempre lì, nel mio lavoro e nelle mie idee ma senza dubbio ricevo molte influenze da New York e dalle persone che vivono qui e che vengono da tutto il mondo.
Lavorare negli Stati Uniti è un'esperienza incredibile ma probabilmente potrò capire meglio come e quanto sono cambiato soltanto quando tornerò in Europa, se sono cambiato veramente.

Che rapporto la lega al suo paese, la Spagna e come ci si sente ad essere cittadino del  mondo?
Sono molto legato alla Spagna. Ho la mia famiglia, i miei amici e anche delle relazioni professionali lì e amo tornarci una o due volte l’anno per motivi lavorativi. Pubblico alcune mie opere su diverse riviste in Spagna e di recente ho fatto una mostra in una galleria di Madrid. Ho le mie radici in Spagna e sono felice di condividere la mia esperienza con le persone che conosco lì.
Non ragiono in termini di cittadino del mondo. Quando le persone viaggiano e si spostano a vivere all’estero il concetto di casa si apre e non è collegato ad un determinato spazio.
Adesso il concetto di casa è più uno stato mentale tra New York e l'Europa che un luogo specifico e non mi sento esattamente un cittadino del mondo. Forse diventerò un cittadino del “nulla/non luogo” se dovessi di nuovo cambiare paese.

Quali progetti ha ora e per il futuro?
Ho alcuni progetti fotografici sia nel campo della moda che della danza. Attualmente sto progettando un nuovo lavoro editoriale e ho paio di progetti con alcune compagnie di danza. Sono anche alla ricerca di alcune idee per un nuovo progetto personale. È ancora in una fase iniziale, ma spero abbia del potenziale per essere sviluppato.
A parte il mio lavoro quotidiano non amo perdere la possibilità di esplorare nuove idee e vedere cosa ne possa scaturire. Sono ancora troppo giovane per pensare di aver finito la mia ricerca su cose nuove e mi auguro di poter sempre mantenere questa mia visione.
Mi piacerebbe esplorare nuovi linguaggi e collaborare con gli altri creatori di media come video, installazioni e performance per allargare i confini del mio lavoro.