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È nata una stella! Paul Marque è la nuova étoile dell’Opera di Parigi… un sogno diventato realtà

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01/02/2021
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Un sognatore innamorato della danza. Classe 1997, Paul Marque, ballerino dal sopraffino e innegabile talento, ha già conquistato tutti.  Nato a Dax ventitré anni fa, entra nella scuola di danza dell’Opera di Parigi nel 2008 e sei anni dopo viene assunto nel corpo di ballo. Seppur giovanissimo,  Paul, ha alle spalle una carriera formidabile.

Promosso “Coryphée” nel 2015, tre anni più tardi diventa primo ballerino e nel 2016 vince la  medaglia d’oro al concorso  internazionale  di danza  di Varna. L’anno successivo fa centro due volte: viene promosso  “Sujet” e  ottiene  il premio AROP.  Aunis,  Le professeur de danse, Bernard, Gaston Rieux, sono soltanto alcuni dei principali  ruoli interpretati da quel ragazzo che in punta di piedi non smette di affascinare il mondo. Nell’ottobre 2020 , esegue insieme all’étoile Dorothée Gilbert gli adagi del primo e secondo atto de Lo Schiaccianoci.  Il 13 dicembre all’Opéra Bastille è in  scena La Bayadère,  balletto trasmetto trasmesso a causa della pandemia,  in diretta sulla piattaforma “L’Opéra chez soi”. Paul interpreta l’Idole Dorée.  All’improvviso il tempo si arresta e il sogno più bello prende vita. Alexander Neef,   su proposta di  Aurélie Dupont, lo nomina danseur étoile.

Paul,  come ti sei innamorato della danza?
Mi sono innamorato della danza per via di mia sorella.  Quando lei ballava io ero piccolo. Sono rimasto con gli occhi fissi  sul corso di danza, sognavo di entrare nello studio e partecipare. E’ È stato come un colpo di fulmine, ma non ho alcun ricordo, ero troppo giovane. Sono stati i miei genitori a raccontarmelo qualche anno più tardi. E dopo vent’anni sono ancora appassionato di quest’arte.

La scuola di danza dell’Opera di Parigi vista dagli occhi di un bambino com’è?
La risposta a questa domanda sarà molto diversa  a seconda di ognidella persona.  Per quanto mi riguarda, la prima volta ho avuto un grosso dolore: dover lasciare la mia famiglia è stato molto difficile. Mi mancavano molto.  Ma tornavo ogni settimana. La scuola di danza dell’Opera di Parigi è una scuola d’élite, molto difficile, sia fisicamente che mentalmente, ma ho ottimi ricordi. Per sentirsi bene dentro queste scuole d’élite,  penso che  un bambino   debba essere in totale armonia con l’insegnamento che riceve. Questo insegnamento naturalmente non è adatto a tutto il mondo,  ma io ho avuto la possibilità di apprezzarlo fin dall’inizio.

Far parte di un corpo di ballo in giovane età  implica numerosi sacrifici. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di un talento precoce?
Io non ho mai fatto sacrifici. Un sacrificio implica la privazione, una condanna volontariamente accettata e io non l’ho mai fatto. Naturalmente adatto ogni giorno la mia vita alla danza, non in senso di sacrificio, ma di volontà di fare bene e di progredire. Non credo che un appassionato possa sacrificarsi per il suo lavoro, altrimenti non lo è davvero. Il fatto di rientrare a lavorare in  tenera età non è stato un problema per me. Fin dall’infanzia alla scuola di danza ci viene chiesto di avere una grande maturità. Ma questo può essere appreso nel corso degli anni. Siamo quindi effettivamente  precoci, ma  malgrado  tutto custodiamo l’anima di un bambino e questo per molto tempo! Sinceramente non ho trovato un punto elemento negativo il fatto di iniziare a lavorare giovane, perché ho la possibilità di vivere della mia passione , di andare a ballare tutte le mattine di amare il mio mestiere, quindi ci sono solo vantaggi.

Come definisci il tuo modo di ballare?
Non so se riuscirò a definire il mio modo di ballare. Ho ricevuto un insegnamento tipico della scuola francese da quando avevo 10 anni, prima della nella scuola di danza  e  oggi nel corpo di ballo. Amo questa scuola francese e continuo ad imparare sempre.

Cosa provi ogni volta che interpreti un ruolo?
Questo dipende dal ruolo. Prima di ogni balletto  faccio molte ricerche sul personaggio  che devo interpretare, per conoscere il suo carattere, il suo modo di pensare, le reazioni che ha, il  ruolo esatto e preciso che ha nella storia…tutto questo per impregnarmi il più possibile ed essere in grado di entrare nella sua pelle il tempo di uno spettacolo e dunque provare  le sue emozioni, i suoi sentimenti e ritrasmetterli al pubblico.

La prima cosa che ti viene in mente se ti dico “Il Lago dei Cigni”
Il mio balletto preferito, il  ruolo che dovevo volevo fare fin da quando ero bambino e anche uno dei miei più bei ricordi in scena.

Nella danza quanto conta credere in se stessi?
Non c’è niente di più importante. Se non credi in te stesso, nessuno lo farà per te, nessuno può lavorare per te. Non importa la difficoltà, la fatica, lo stress o qualsiasi altra cosa, se non credi in te stesso, non può succedere niente. Se continui a ripeterti che non ci arriverai, che è troppo difficile, effettivamente sarà molto difficile e quasi impossibile da realizzare. 

Il 13 dicembre sei stato nominato étoile da Alexander Neef. Come ti sei sentito in quel momento?
È successo tutto così in fretta, ho avuto molte emozioni: all’inizio uno choc,  in seguito   gioia, felicità, gratitudine, tutto questo si mescola con l’irrealtà  da qualche parte, perché non ci rendiamo conto di quello che è successo.

Di quel giorno cosa non dimenticherai mai?
Non dimenticherò nulla di quel giorno, la particolare atmosfera che regnava, i ballerini della compagnia intorno a me, l’arrivo di Alexander Neef e Aurélie Dupont in scena, l’annuncio, i saluti a fianco di Mathias Heymann e Myriam Ould-Braham e poi una volta chiuso il sipario, i sorrisi, le lacrime di gioia,  gli abbracci dei ballerini, i loro applausi, la voce tremante dei miei genitori, quando li ho ricevuti sentiti al telefono  pochi minuti dopo, i miei amici che mi aspettavano all’uscita degli artisti quando sono uscito. Custodirò tutto nella mia memoria, questo momento che mi è già così caro.

Il mondo sta attraversando un periodo terribilmente buio. La tua nomina d’étoile può essere considerata una rinascita culturale?
Una rinascita culturale no, io non sono altro che una persona su parecchu parecchi milioni che lavora nel mondo della cultura, ma può essere un piccolo tocco di positività nell’anno difficile che è appena passato. 

Da ballerino come stai vivendo questo momento?
Sono sempre su una piccola nuvola, non ho ancora completamente realizzato quello che è successo, ma questo mi va benissimo per il momento, ho il tempo di godere ogni momento e di assaporare l’inizio del mio sogno.
Michela Micheli