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Les Étoiles, il senso del Gala per la Danza.

Critica Spettacoli
Luogo
Auditorium Conciliazione
Roma (RM)
Quando
Dal 18/03/2017 al 19/03/2017
Compagnia
Daniele Cirpiani Entertainment
Genere
Danza Classica
Angela Testa



 Les Étoiles, il senso del Gala per la Danza.

di Angela Testa


Il Gala è sempre stata la cerimonia solenne con cui la Danza celebrava se stessa, mettendo in scena quelle fiorettature dello stile per far mostra di sé, facendo festa. C’erano i tanti spettacoli con cui inebriarsi della grande danza, e c’era il Gala.

Oggi, a parte quei tre o quattro santuari della Danza rimasti, il Gala è quell’unico evento con cui inebriarsi dell’arte coreutica, anche se non c’è più molto da festeggiare; ne rimane la forma, ma il senso sparuto è il mettersi in mostra nella speranza di farsi notare, di ricordare i fasti del passato perché qualcuno si accorga, ancora e sempre, di un’arte meravigliosa e innata all’essere umano che tende a scomparire dalle scene italiane nella sua interezza e complessità.

Così ci sono rimasti i Gala, e meno male! Vetrina di una danza testarda e appassionata che si ostina a non scomparire, per quanto troppo spesso espatriata.

E’ vero che, come dice il gran cerimoniere di queste splendide manifestazioni Daniele Cipriani, le varie nazionalità rappresentate dai danzatori sono unite sotto una sola bandiera, quella della grande Danza, ma è anche vero che il nostro meraviglioso italiano Davide Dato, che apre magnificamente le danze della terza edizione di Les Étoiles in un'Auditorium Cociliazione di Roma con i posti esauriti, insieme ad una splendida e regale Liudmilla Konovalova (Teatro dell’Opera di Vienna), con il Grand Pas Classique di Victor Gsovsky su musica di Daniel Auber, fa base al Wiener Staatballet come primo ballerino; così come tanti suoi colleghi italiani formano costellazioni elaborate brillando lontano dalla natìa patria. E non ci sarebbe nulla di male se quest’osmosi con l’estero non derivasse da un’assenza di luoghi deputati ad esprimere la danza nel nostro Paese.
Dato, che nel secondo atto ha espresso la sua anima moderna con l’assolo Labyrinth of Solitude di Patrick de Bana su musica di Tomaso Antonio Vitali, ha catalizzato l’attenzione del pubblico con un’interpretazione vibrante e appassionata, dimostrando, se ce ne fosse stato bisogno, che la Danza italiana non ha di certo perso il suo smalto ed il suo incanto.

Sono le donne a risplendere magnificamente in questo composito Gala fatto da astri della danza russa e americana, con quel ponte ideale che il sapiente Balanchine ha saputo gettare tra la madre patria e il nuovo approdo creando il New York City Ballet. Tiler Peck, del City Ballet, è sfavillante quando irrompe sul palco riempiendolo del suo sorriso. E’ una gioia vederla piroettare al fianco di Gonzalo Garcia (NYCB) nel Tschaikovsky Pas de Deux di George Balanchine. Sono superbi insieme, con la loro giocosa bravura, entrambi padroni della scena in una perfetta sintonia. La Peck duplica l’incanto con lo splendido abito verde insieme all’indiano Amar Ramasar (NYCB) in grigio: entrambi i costumi sono firmati da Valentino e le pieghe armonizzate dei corpetti si sposano magicamente con l’eleganza della coreografia di Christopher Wheeldon su musica di Max Richter, This Bitter Heart. La calda e sensuale voce di Dinah Washington spande le note malinconiche sui due danzatori e li avvolge in un intenso abbraccio. L’eleganza sinuosa di Amar rende ancora più morbida l’interpretazione della Peck.

Nomen omen per Lucia Lacarra che brilla di luce propria, una piuma mossa dal vento tra le braccia di Marlon Dino (tutti e due del Teatro dell’Opera di Monaco di Baviera) nella splendida coreografia della Signora delle Camelie (di Val Caniparoli su musica di Chopin); si piega come un fuscello ma ha una forza interpretativa che inonda la sala. Li rivediamo, sempre così intensamente emozionanti, nello Spiral Twist di Russel Maliphant su musica di Mukul. Una coreografia seducente, una spirale vorticosa e coinvolgente che esalta particolarmente le doti esecutive della Lacarra e la sua emozionante presa su un pubblico silentemente incantato.

Liudmilla Konovalova incarna l’aristocratica perfezione della scuola russa ed incanta per bravura tecnica e maturità interpetativa, insieme al bello e bravo danseur noble Vladimir Shklyarov (Teatro dell’Opera di Monaco di Baviera e Teatro Mariinsky di San Pietroburgo) nel Pas de Deux del Cigno Nero da Il Lago dei Cigni (coreografia di Marius Petipa, musica di Ciaikovsky). Shklyarov, l’etoile a sorpresa della serata, elegantemente perfetto nelle sue elevazioni, si è anche espresso in un ironico e ben eseguito esercizio di stile, interpretando il Ballet 101 di Eric Gauthier, che ha piacevolmente sorpreso il pubblico.

Oltre al mitico couturier Valentino Garavani e alle sue creazioni estetiche, la terza edizione di Les Étoiles celebra anche i 90 anni del demiurgo moscovita Yuri Grigorovich, inserendo nel programma il suo Spartacus, interpretato da un possente Ivan Vasiliev (Teatro Bolshoi di Mosca), con un perfetto fisique du role esageratamente muscoloso, e dalla giovane ed eterea Maria Vinogradova (Teatro Bolshoi di Mosca); i due fanno coppia anche nel Diana e Atteone del finale, e Vasiliev, nell’esecuzione delle figure coreografiche scelte dalla Vaganova, ha strabiliato il pubblico con una incredibile esibizione atletica che ha strappato un ‘Ooooh’ di meraviglia.

E’ in ciò, alla fine, che si esprime il senso della grande Danza, e il senso di un gala riuscito, nella meraviglia di chi si pone di fronte alla bellezza, nell’estasi di chi guarda elevandosi insieme a chi, con un jeté, lo porta tra le stelle.




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