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Red Bull Flying Bach

Critica Spettacoli
Luogo
Auditorium Conciliazione
Via della Conciliazione, 4
Roma (RM)
Quando
06/11/2016
Compagnia
Red Bull
Genere
Hip Hop
Valentina Cavagnis



Flying Bach

di Valentina Cavagnis*


Torna in Italia, dopo 4 anni di successi, coronati da numerosi sold out in tutto il mondo, lo spettacolo targato Red Bull, che ha come protagonisti la crew berlinese Flying Steps, la danzatrice Virginia Tomarchio e ultima, ma non per importanza, la splendida raccolta “Il clavicembalo ben temperato” del compositore tedesco Johann Sebastian Bach.

Un palcoscenico, con una scenografia minimalista, attorniato da un pianoforte ed un clavicembalo, è lo spettacolo che ci troviamo entrando nella suggestiva atmosfera dell’Auditorium della Conciliazione nella serata del 6 novembre 2016.
Obiettivo indiscusso della rappresentazione è quello di mettere a confronto due mondi diametralmente opposti: il classico, rappresentato graziosamente dalla danzatrice Virginia Tomarchio e il “moderno” nel quale i Flying Steps danno libero sfogo allo loro originalità e competenza in materia di breakin’.

Socchiudendo gli occhi si ha la sensazione di trovarsi ad un concerto di opera classica grazie alla magistrale interpretazione dei due pianisti, che hanno deliziato il pubblico con l’incantevole suono delle note che fuoriusciva dagli unici due elementi scenografici presenti sul palco. Interessante anche la scelta di abbinare ai ritmi classici alcuni beat hip hop che sono comunque stati in grado di ricondurre alle fughe di Bach senza risultare fuoriluogo.

Esperimento riuscito per Christoph Hagel e Vartan Bassil, direttori artistici e nello specifico pianista e coreografo dello spettacolo, che grazie anche al fondamentale apporto della coreografa Yui Kawaguchi; dei musicisti Ketan e Vivan Bhatti che hanno composto le musiche elettroniche dello show; del Live Visuals Marco Moo; del Visual Pfadfinderei, sono riusciti a riunire a teatro sia il classico che l’undergound, lanciando il messaggio che l’arte in generale non ha bisogno di essere catalogata e definita secondo campi semantici, al contrario, anche due mondi che all’apparenza possono sembrare a sé stanti, hanno una linea guida in comune.

Lo spettacolo scorre in maniera rapida, con quadri diversi nei quali si alternano i danzatori, abbinati a proiezioni che risultano lievemente anomale a causa del fondopalco del teatro che non permette una visione completa delle scene proiettate, disagio che si sarebbe potuto annullare con l’installazione di uno pannello.

Nel corso della serata si alternano sul palco i 4 volte campioni del mondo, Flying Steps, che propongo una qualità di breaking ai massimi livelli, con una fluidità e leggerezza nei movimenti che li adagia perfettamente sulle note leggere e armoniose della raccolta di Bach.
Oltre al breaking vediamo il susseguirsi di alcune routine di altri stili quali il Poppin’ e il Lockin’, che purtroppo non riescono completamente a risaltare il talento di questi danzatori rendendoli a tratti irresoluti.

Per quanto concerne il livello coreografico, emerge la loro anima da B-boy e lo show che ci viene proposto corrisponde a quello che la cerchia di persone che frequenta l’ambiente hip hop è abituata a vedere in contesti più underground, motivo per il quale, in un ambiente suggestivo come l’Auditorium della Conciliazione, ci si sarebbe aspettato di osservare qualcosa di più elaborato e contestualizzato con l’ambiente circostante.
Nonostante ciò è stata ottima la scelta di inserire una figura femminile così bella ed armoniosa, che ha riprodotto in modo etero e celestiale la leggerezza delle note che hanno pervaso i locali dell’Auditorium. Virginia si è saputa mettere in gioco e confrontare in maniera positiva con questi artisti e quello che ne è uscito è stato qualcosa di gradevole. Di riflesso però sono emerse alcune carenze che non hanno reso appieno l’equilibrio tra i danzatori: in alcuni passaggi risultavano leggermente rigidi discostandosi quindi dall’idea di leggerezza che fin dall’inizio ha fatto da padrona.
Qualche imprecisione si è scorta, soprattutto nelle performance di gruppo nelle quali i danzatori si sono trovati a dover interpretare delle coreografie nelle quali veniva richiesta una pulizia ed una precisione che, nostro malgrado, non è stata pienamente rispettata.

Come ultima performance i Flying Steps entrano singolarmente per presentarsi al pubblico con un entrata di pochi secondi raggiunti poi da Virginia Tomarchio e Christoph Hagel il quale ringrazia e saluta il pubblico con un carisma ed una simpatia degni di nota. 




* Recensione nell'ambito del progetto di collaborazione tra Dance&Culture e gli allievi dell' UDA Urban Dance Academy di Ilenja Rossi.  I ragazzi che prendono parte al progetto sono seguiti e accreditati dalla redazione per assistere a spettacoli di danza in tutte le sue espressioni, dal classico al contemporaneo, dall'hip hop al nouveau cirque e per offrirne ai nostri lettori la loro visione critica.

Chiara Fabiani



IL REDBULL FLYING BACH METTE LE ALI ANCHE IN ITALIA

di Chiara Fabiani*


Grandi nomi della danza classica e urbana, musicisti d’orchestra e deejay, chignon e cappellini, famiglie, bambini, nonni, appassionati di teatro, musica, acrobazia o danza: tutto questo e molto di più il pubblico che il 6 Novembre ha popolato la platea dell’Auditorium Conciliazione per l’ultima tappa dello spettacolo che, dopo aver registrato sold out in tutto il mondo, si è ripresentato in Italia, a 4 anni dall’ultima apparizione nella penisola.

“Flying Bach”: questo il titolo dello show che continua imperterrito a conquistare le poltrone dei migliori teatri del mondo. Ideato da Vartan Bassil e Christoph Hagel, rispettivamente coreografo e direttore musicale dello spettacolo, vede in scena gli spaziali ballerini della crew berlinese “Flying Steps”, pluricampioni del mondo di breakdance, con la partecipazione straordinaria della giovane talentuosa ballerina italiana Virginia Tomarchio, sulle note de “Il clavicembalo ben temperato” di Johann Sebastian Bach.

I ballerini si esibiscono su una piattaforma posta al centro del grande palco dell’Auditorium con ben poco altro che ti distrae dal puro atletismo, forza e fluidità: una scenografia minima con pochi oggetti, proiezioni astratte (non troppo differenti da quelle di uno screensaver), riprese video degli artisti che si preparano allo show (tra l’altro mozzate dalla disomogeneità della parete sul fondo del palco) e, non a caso, ben in evidenza lo sponsor ufficiale dell’evento, la Redbull.

Lo spettacolo ruota intorno a ciò che avviene in un ordinario allenamento tra b-boy: la sfida, la condivisione, il ritardatario di turno, un giochino per ben stemperare la fatica, un foglio spiegazzato di sequenze e di passi; tutti elementi non compresi da un mondo totalmente opposto a quello del breakin’: il mondo classico. E’ così che, man mano, con lo scorrere dello spettacolo, Virginia Tomarchio, rappresentante della scena classica, incuriosita dagli incredibili giri sulla testa e figure volanti, compie un importante processo di alienazione: dapprima intimorita da ciò che percepisce diverso da se stessa, avvertito come una minaccia, una messa in discussione delle sue certezze, rigidità e principi, poi, al termine dello spettacolo, completamente rapita fino a farne fisicamente parte.

Una trama forse un po’ banale, vista e rivista, quella dell’intreccio del mondo classico e hip hop. Una protagonista, a mio avviso, che non riesce sufficientemente a tutelare la sua materia e, soprattutto, competere con l’eccellente bravura della crew (primo fra tutto: una ballerina classica non può danzare senza punte!) che, d’altro canto, non sboccia sempre al massimo delle sue potenzialità.

Ma l’originalità è senz’altro evidente nella rappresentazione visiva dell’opera di Bach, straordinariamente suonata dal maestro Hegel e ben amalgamata con i beat dei compositori moderni Ketan e Vivian Bhatti. Preludi e fughe: i primi svolti in molteplici forme, costituiscono il momento, per così dire statico, della struttura compositiva e, conseguentemente, coreografica; le seconde rappresentano, invece, l’elemento dinamico, stanno a significare l’esito della strabiliante inventiva musicale, trattate dai ballerini con aspetti ogni volta nuovi e aderentissimi alla natura del materiale tematico utilizzato. Le fughe, d'altra parte, sono l’esito di un adeguamento dello stile arcaico al linguaggio della tonalità, un incontro/scontro delle melodie, che fondendosi tra loro, danno vita ad un suono unico. Allo stesso modo esse vengono rese da Bassil in una pluralità di motivi stilistici diversi e originari: ogni singolo passo non è più lo strumento per avviare la composizione, ma un elemento per renderla inconfondibile.

Scoprire, esprimere e padroneggiare le straordinarie risorse della danza per sperimentare, dall’infinito potenziale, nuove idee. Da questo punto di vista lo spettacolo rappresenta, così, un po’ una “summa”, con l’attenzione che deve tendere a decifrare sia la comprensione dei diversi livelli, che la loro interazione simbolica, sempre in funzione del meccanismo impeccabile dell’ingranaggio sonoro dell’opera, nel suo codice autoreferenziale fatto di soggetti e controsoggetti, sviluppi tematici e progressioni.
Banale o no, se a sei anni dalla “ prima” il Redbull Flying Bach continua ad essere un grande successo è sicuramente grazie alla sua capacità di portare in sala la più varia tipologia di spettatori: gli esperti ne resteranno un po’ delusi, ma la maggior parte della platea vivrà un no-stop di 70 minuti di emozione, di fisicità, una sfera carica di energia per la vivacità e la freschezza delle scene oltre ad una buona combinazione di elegante classico e tagliente moderno.


* Recensione nell'ambito del progetto di collaborazione tra Dance&Culture e gli allievi dell' UDA Urban Dance Academy di Ilenja Rossi.  I ragazzi che prendono parte al progetto sono seguiti e accreditati dalla redazione per assistere a spettacoli di danza in tutte le sue espressioni, dal classico al contemporaneo, dall'hip hop al nouveau cirque e per offrirne ai nostri lettori la loro visione critica.

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